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Mes, il Pd e i Cinque stelle cercano l’accordo sul Fondo salva-Stati

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Più vicino l’accordo nella maggioranza. I dem e i Cinque stelle concordano sulla necessità di escludere clausole per la ristrutturazione del debito. Qualche tensione in più sul ruolo di Conte: il Pd vuole lasciargli carta bianca, Di Maio flirta con la linea polemica della Lega

di Barbara Fiammeri

10 dicembre 2019


Che cos’e’ e a che serve il Mes

3′ di lettura

La partita sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità, è ancora in corso. Nella maggioranza però il clima sembra più sereno e la ricerca di un accordo è diventata una «priorità» per tutti, anche per i Cinque stelle. Il lavoro per arrivare a una risoluzione unitaria, su cui mercoledì saranno chiamati a pronunciarsi prima il Senato e poi la Camera , procede e dai vertici che si sono tenuti ieri e ai quali hanno partecipato anche il ministro per gli Affari europei, il dem Enzo Amendola, e la sottosegretaria M5s Laura Agea , arriva una prima fumata bianca.

Anzitutto, viene messa definitivamente da parte l’ipotesi di un «no» al Fondo-salva stati, che invece continua ad essere la posizione della Lega , di Fdi (ieri Giorgia Meloni era in piazza a Bruxelles a manifestare contro il Mes) ma anche degli oltranzisti M5S.

Il governo contro qualsiasi «ristrutturazione del debito»
Allo stesso tempo però nella bozza circolata il 9 dicembre si impegna il governo a negare qualsiasi tipo di ristrutturazione automatica del debito e ad escludere, in merito all’Unione bancaria, «interventi di carattere restrittivo sulla dotazione di titoli sovrani da parte di banche e comunque la ponderazione dei titoli di stato». In altre parole viene messa nero su bianco la bocciatura dell’ipotesi portata avanti dal ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz, di intervenire sulla valutazione del rischio dei titoli di Stato che metterebbe in gravissima difficoltà le banche italiane che sono tra i maggiori detentori.

Una bocciatura preventiva che investe però più che il confronto sul Mes quello, ancora agli inizi, sull’Unione bancaria. E sulla quale peraltro il premier Giuseppe Conte si era già espresso pubblicamente in occasione della sua informativa della settimana scorsa e su cui certo tornerà anche nelle comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. L’altro punto dirimente e sempre collegato alla volontà di impedire una facilitazione nella ristrutturazione dei debiti sovrani, è quello sulle Cacs , le clausole di azione collettiva. Ebbene, se il testo della bozza verrà confermato, si chiede al Governo di «condizionare l’adozione di ogni decisione vincolante in merito alla revisione del Mes alla finalizzazione, ancora non conclusa, del suo processo di riforma attraverso la definizione delle regole e delle procedure delle Clausole di azione collettiva evitando l’applicazione dei principi della single limb Cacs».

È un punto su cui già la scorsa settimana il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, aveva sottolineato che il confronto era aperto e in particolare si stava valutando una diversa applicazione delle clausole a seconda dei titoli di riferimento.

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