Il clima nella maggioranza giallorossa è sempre più agitato. Gli approcci diversi iniziano sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità e proseguono su quella della prescrizione
di Andrea Gagliardi
Il fondo Mes, ecco le cifre sottoscritte dall’Italia e dagli altri Paesi aderenti
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Dal Mes alle elezioni regionali, passando per lo scontro sulla prescrizione, i punti di divergenza tra M5s e Pd restani tanti. E il clima sempre più agitato. Gli approcci diversi iniziano sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità. «Il M5s oggi più che mai è compatto di fronte alla necessità di dovere rivedere questa riforma che, ad oggi, presenta criticità evidenti» attacca Di Maio che incalza: «Decideremo noi come e se dovrà passare questa riforma».
Mes, ridotti margini di modifica
Margini per la modifica la riforma ce ne sono in realtà assai pochi, ma gli occhi del Pd sono ora puntati sull’Eurogruppo del 4 dicembre. Se il ministro Gualtieri riuscirà a strappare un rinvio della firma del Meccanismo europeo di stabilità si guadagnerà almeno tempo, altrimenti sarà praticamente impossibile mettere a punto una risoluzione di maggioranza l’11 dicembre in Parlamento. Il Pd difende nel complesso l’accordo raggiunto (che prevede, tra l’altro, il back stop per il fondo di risoluzione unico previsto dall’Unione bancaria) affidando a Gualtieri il mandato di discutere eventuali correzioni.
Lo scontro sulla prescrizione
Il M5S, supportato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è poi in pressing sul tema della prescrizione, su cui manca un accordo nella maggioranza. La riforma targata M5s, entrerà in vigore il 1° gennaio, e prevede l’interruzione dei termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado, sia di condanna che di assoluzione. La linea del ministro Bonafede è netta: «Io ritengo che in Italia sia una conquista di civiltà il fatto che se si arriva alla sentenza di primo grado, dopo non è più possibile che il processo cada nel nulla». Tanto più che «il primo gennaio non ci sarà nessuna apocalisse, i primi effetti processuali non si vedranno prima del 2024».
Il Pd insiste invece sulle sue proposte: se proprio si deve lasciare la cancellazione della prescrizione dopo il primo grado, vanno introdotti termini di durata massima per le fasi dell’appello e della Cassazione. «Come abbiamo sempre detto, riteniamo inaccettabile l’entrata in vigore delle norme sulla prescrizione senza garanzie sulle durate dei processi. Non si può rimanere sotto processo per un tempo indefinito, per lunghissimi anni. Senza un accordo nei prossimi giorni, il Pd presenterà una sua proposta di legge» incalza il segretario dem Nicola Zingaretti. Ma Di Maio è altrettanto netto: «La nostra riforma dal primo gennaio diventa legge. Su questo non discutiamo. Se il Pd poi vuol votare una legge con Salvini e Berlusconi per far tornare la prescrizione com’era ideata da Berlusconi sarà un Nazareno 2.0, ma non credo avverrà».
Pd e M5s divisi alle regionali
C’è poi il capitolo delle elezioni regionali. Dopo il verdetto di Rousseau il M5s ha deciso che correrà alle in Emilia Romagna e Calabria. E nell’attesa del nuovo responso di Rousseau, dove gli aspiranti governatori sono stati invitati a presentare la loro candidatura entro il 4 dicembre, la finestra di un possibile dialogo tra M5S e Pd sembra chiusa. In Emilia Romagna l’incontro del capo politico dei M5S con i locali attivisti ed eletti pare aver definitivamente messo la parola fine ad una collaborazione tra i due partiti della maggioranza anche in termini di una eventuale “desistenza”. In Calabria la candidatura “civica” dell’imprenditore Pippo Callipo ha ottenuto subito il sostegno del Pd e del segretario nazionale Nicola Zingaretti.
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