Spagna, Austria, Romania, Ungheria, Slovenia e Slovacchia sostengono la decisione del ministro dell’Interno italiano e bocciano l’intesa di Dublino sugli immigranti. Anche il Belgio “non vuole più immigrazione illegale”, dice Theo Franken
Lussemburgo – L’intesa su Dublino, nata azzoppata fin da qualche giorno con l’annunciato “no” dell’Italia, appare definitivamente morta: alla riunione dei ministri dell’Interno e della Giustizia a Lussemburgo, l’Italia e altri 10 Paesi, per ragioni diverse, hanno bocciato il compromesso sulla riforma delle regole per rivedere l’accordo sul diritto d’asilo per i migranti che arrivano in Europa. Lo stop al testo proposto dalla presidenza bulgara, che allontana ogni speranza di accordo anche in vista del vertice Ue di fine giugno, oltre che da Roma, è arrivato dalla Spagna, Austria, Romania, Ungheria, Slovenia e Slovacchia. Non si sono espressi Estonia, Polonia e Gran Bretagna. Gli altri 18, pur non soddisfatti, lasciano la porta aperta al negoziato. Tra questi Grecia, Malta e Cipro.
Che alla riunione di Lussemburgo non fosse aria di compromesso era chiaro già dalla vigilia. Ma la conferma arriva in mattinata, quando anche Berlino si mette di traverso. La Germania “è critica” su alcuni punti della proposta della presidenza bulgara e “così com’è non accetterà di approvarla“, dice all’arrivo il segretario di Stato agli Interni tedesco, Stephan Mayer. Ricordando che anche il governo Gentiloni aveva espresso dubbi su un documento considerato penalizzante per l’Italia. Mayer sottolinea che “le critiche vengono anche dai Paesi di Visegrad e pure la Germania critica alcuni punti specifici“.
La frenata tedesca anticipa di poche ore la fumata nera che emergerà a breve dai ministri dei Ventotto. E il de profundis arriva dal sottosegretario di Stato belga responsabile dell’Immigrazione, Theo Francken. La riforma delle regole di Dublino “è morta“, dice l’esponente del partito nazionalista fiammingo senza giri di parole.
“E’ una vittoria per noi, sono molto soddisfatto“, ha commentato da Roma il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. L’Italia si opponeva al testo bulgaro perché rispetto alla proposta di riforma del 2016 aumenta le responsabilità e riduce la solidarietà per i Paesi di frontiera, limitando la redistribuzione dei richiedenti asilo. “Noi avevamo una posizione contraria, Austria, Olanda e Germania ci hanno seguito, abbiamo spaccato il fronte“, ha detto il leader leghista entrando al Senato per il discorso del premier Giuseppe Conte per la fiducia, “significa che non è vero che non si può incidere sulle politiche europee“.
Il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, da parte sua ha chiesto che anche l’Italia contribuisca a “gettare un ponte” tra le istituzioni Ue per favorire uno “spirito di cooperazione che consenta una riforma pragmatica” del sistema d’asilo. In una lettera al premier Conte e agli altri leader Ue in vista del vertice di fine mese, Tajani ha osservato che il summit “sarà probabilmente l’ultima possibilità” per “gettare la base di un sistema europeo comune di asilo funzionale” in questa legislatura.
Ma per il rappresentante belga, Francken, “non c’è base sufficiente per proseguire la discussione” sulla riforma del regolamento di Dublino. “Diversi Paesi hanno espresso reticenze importanti“, ha sottolineato, inoltre “c’e’ una grande mancanza di fiducia nell’Ue e non posso immaginare un contesto che permetta un compromesso al Consiglio europeo. Non c’è nemmeno una maggioranza qualificata“.
Francken si spinge oltre, sottolinea l’asse con il nuovo governo italiano, parla dell’attitudine dura dell’Italia, della Germania e dell’Austria che hanno giocato un ruolo determinante per bloccare il testo di compromesso della riforma e annuncia di aver chiesto a Salvini, di “smettere di accettare delle imbarcazioni (di migranti) in Sicilia e in Italia” per “cessare di incitare al traffico e di lasciare arricchirsi le mafie“.
Il Belgio è pronto al compromesso, ma non vuole “più immigrazione illegale. Diciamo come gli italiani: Basta così!. Oggi l’Italia è obbligata a salvare i migranti in mare, e deve accoglierli, senza poterli rimpatriare in Libia o altrove. Ma finché questo sarà possibile, avremo il caso. Dobbiamo poter respingere le imbarcazioni. Dobbiamo trovare un modo per aggirare l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo“.
Francken anticipa anche quella che sarà la posizione dell’Austria, che tra poche settimane assumerà la presidenza di turno dell’Unione e spiega che la linea di Vienna sarà quella di “abbandonare la logica del negoziato attuale incentrato sul regolamento di Dublino e di puntare sulla protezione delle frontiere esterne“.
E proprio dal governo di destra austriaco che arriva un altro assist per l’esecutivo italiano a guida Salvini-Di Maio. Il ministro dell’Interno di Vienna, Herbert Kickl, annuncia che l’Austria farà una proposta per una “rivoluzione copernicana nel settore del sistema d’asilo” dell’Unione Europea se non sarà trovato un accordo a giugno sulla riforma di Dublino. “Non penso che abbiamo una chance realistica di compromesso – dice Kickl – “la solidarietà deve essere rinnovata nel settore della protezione delle frontiere. Ho avuto una discussione telefonica con il nuovo collega italiano Salvini e penso che saremo in grado di sederci presto e discutere“, riferisce Kickl. Che aggiunge: “Se non riusciremo a trovare un compromesso a giugno, il Consiglio informale a Innsbruck (a settembre, ndr) potrebbe essere usato per cambiare i paradigmi sulla questione della politica d’asilo“, auspica il ministro austriaco.