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Mozione Pd anti-Salvini, solo una volta un ministro sfiduciato in Parlamento

i precedenti storici

Era il 1995 e a cadere, ma sotto i colpi della sua stessa maggioranza e non dell’opposizione, fu l’allora ministro della giustizia Filippo Mancuso dell’allora governo Dini

di Andrea Gagliardi e Andrea Marini

27 luglio 2019


Russiagate, Savoini dettava agenda di Salvini su gruppo whatsapp

3′ di lettura

La mozione di sfiducia depositata dal gruppo Pd al Senato nei confronti del ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, accusato di aver mentito nel caso dei presunti fondi russi alla Lega, è un atto politico simbolico. Non ha i numeri per essere approvata. Come non li aveva quella votata lo scorso 21 marzo l’Aula del Senato nei confronti del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli presentate da Pd e Forza Italia: entrambe chiedevano le dimissioni immediate del ministro pentastellato, insistendo in particolare sulle sue presunte mancanze nella gestione della vicenda dell’Alta Velocità Torino-Lione.

PER APPROFONDIRE / Russiagate, Conte: «Savoini a Mosca con Salvini». Pd: mozione di sfiducia al vicepremier

Che la mozione di sfiducia individuale (prevista dai regolamenti di Xamera e Senato) sia più uno strumento per segnare un forte dissenso che un’arma reale nelle mani delle opposizioni per arrivare all’obiettivo dichiarato di ottenere le dimissioni richieste è la logica conseguenza dei rapporti di forza numerici in Parlamento. E lo conferma un dato storico. È successo solo una volta che una mozione di sfiducia presentata nei confronti di un ministro andasse a buon fine. Era il 1995 e a cadere, ma sotto i colpi della sua stessa maggioranza (artefice essa stessa della mozione in questione) fu l’allora ministro della giustizia Filippo Mancuso dell’allora governo Dini.

Secondo i dati riportati da Openpolis nelle prime 15 legislature deputati e senatori hanno votato una dozzina di mozioni di sfiducia nei confronti di singoli ministri, di cui solamente una andata a buon fine. Ma nella XVI e XVII è certamente aumentato il ricorso allo strumento.

Sono in totale quattro, due alla Camera e due al Senato le mozioni di sfiducia votate dal Parlamento nella XVII legislatura. Sono invece 18 al Senato e 8 alla Camera le mozioni depositate ma mai discusse. Nel luglio del 2013, pochi mesi dopo l’insediamento dell’esecutivo Letta, con il caso Shalabayeava, il Movimento 5 stelle propone il voto contro il ministro e vice premier Angelino Alfano; nel novembre dello stesso anno è il ministro della giustizia Annamaria Cancellieri ad essere sotto tiro sul caso Ligresti; a novembre del 2014, ormai nell’era Renzi, ancora una volta è il ministro Alfano al centro delle polemiche per gli scontri tra i lavoratori Ast di Terni e le forze dell’ordine; l’ultimo caso in ordine di tempo ha visto protagonista la ministra per i rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi, al centro del polverone banca Etruria.

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