Alla ricerca del tempo futuro, di un domani che è dietro l’angolo ma fuori dal pasticciaccio quotidiano: il Partito democratico sente che è ora di provare, con l’aiuto di altri mondi, a alzare lo sguardo. Si inizia a studiare, a discutere, non di Di Maio o Salvini ma di quello che sta per succedere – nientemeno – nel Mondo.
La tre giorni di riflessione di Bologna (15-17 novembre) della nuova Fondazione Costituente che il Pd mette in campo è stata pensata per cominciare a scrivere un’ideale vaste programme o quantomeno a orientarsi nei labirinti di una politica “alta”. Se ci riuscirà è da vedere. La scommessa appare poco à la page, nella stagione dei what’s app. Sarebbe un miracolo riuscire a “staccare l’ombra da terra”, come il titolo del romanzo di Daniele Del Giudice, e volare alto. Una premessa, se andrà bene, per andare verso una stagione congressuale? Forse. Quanto tempo è che il Pd non fa una discussione vera?
Una cosa è certa: questa non è la risposta alla Leopolda. Non c’è paragone, nel senso che Bologna e Firenze rappresentano due modi opposti di intervenire nella realtà. La kermesse renziana sarà il trionfo del qui e ora, nell’accorta miscela di pop, tattica, comizi e personalizzazione della politica, tutta giocata sull’immediatezza post-ideologica tipica del suo Capo, sull’esaltazione di uno spirito corsaro nella stagnazione della politica italiana. Inevitabilmente, dopo lo scisma-scissione, fondata sull’iper-realismo politico che ha contrassegnato il parto di Italia viva, marchiato a fuoco dall’abbraccio con l’ex nemico Di Maio.
Certo, entrambi i partiti cercano. Dopo l’obamismo, le stelle sono state a guardare. La notte delle ideologie mette paura a tutti, persino il sovranismo perde qualche colpo, e le varie forme della sinistra twittano e non pensano.
Appunto, Bologna vuole guardare oltre la siepe del day by day, essere il grido d’allarme di un Pd che dalla sua nascita di 12 anni fa con la bussola ideologica ha giocato spesso e volentieri a vuoto. Il bandolo gli è sfuggito di mano mentre tutto intorno cambiava volto, se è vero – come dice Gianni Cuperlo, animatore dalla manifestazione – «che oggi si producono milioni di canzoni e 16 milioni di twitter» in un mondo che assomiglia in modo impressionante a una Babele post-moderna e la comunicazione corre troppo veloce per le gambe novecentesche dei dem.
Ma non è solo un grido d’allarme: è una richiesta d’aiuto. Nel senso che è la constatazione che il Pd da solo non ce la fa, non ha le lenti giuste per leggere la complessità. Qui ci sono due punti deboli, i giovani e gli intellettuali. Non è un caso se si ha intenzione di far vivere il forum bolognese nelle università, chiedendo agli studenti di iscriversi ai seminari che si terranno sabato 16 – così da costruire un data base permanente – e di coinvolgere una categoria divenuta sfuggente ma spaventosamente ricca come quella degli intellettuali, dei tecnici, degli specialisti. Di chi sa le cose, gente che la Politica ignora bellamente.
Nessun paragone, per carità, ma chi ha più anni sulle spalle ricorda che in un momento di grande delicatezza come la metà degli anni Settanta Enrico Berlinguer convocò all’Eliseo di Roma i famosi intellettuali per capire cosa stesse succedendo nel tumulto culturale e politico di quel frangente. Fu un operazione coraggiosa.
Oggi il problema si ripresenta ma moltiplicato all’ennesima potenza. Il Pd sente infatti il bisogno di ritrovare un punto di vista autonomo e critico alla vigilia degli anni Venti del nostro secolo. Il gioco retorico è sin troppo evidente: pensare i Venti del XXI secolo come l’esatto contrario dei Venti del XX, anni che nella memoria restano segnati dal nero più che dal bianco, sapendo che il prossimo decennio «sarà la porta verso un’altra Storia».
Studiare, dunque. Ascoltare. Lectio magistralis (si parte venerdì 15 dalla “libertà per le donne”) dibattiti, seminari. Zingaretti chiuderà domenica. Il gruppo dirigente dem scommette su questo vecchio/ nuovo format e per tre giorni proverà ad imparare dove va la storia, pardon, la Storia. Nomi degli “esterni” top secret ma è garantito che ci saranno esponenti di culture anche molto lontane dal Pd. «Se si vuole pescare a fondo bisogna prendere il mare» , dice Cuperlo. Ed è meglio non avventurarsi da soli, e per di più senza bussola.
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