L’Eurogruppo Ecofin in calendario giovedì e venerdì prossimi a Lussemburgo potrebbe trasformarsi in un primo concreto banco di prova per verificare la percorribilità di alcune soluzioni sulle prossime nomine europee già prima del Consiglio europeo del 20 e 21 giugno prossimi che dovrà designare il successore di Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione. Questo vale soprattutto per l’Italia con il ministro dell’Economia, Giovanni Tria alla ricerca di quelle alleanze utili a raggiungere un compromesso sul contenimento del debito che eviti la procedura di infrazione sulla scorta di quanto già ottenuto alla fine dell’anno scorso sulla manovra.
Il “disco verde” dell’Italia (Paese fondatore anche se oggi guidato da una maggioranza sovranista) a questo o quel candidato ai “top jobs” europei potrebbe essere offerto proprio in cambio di un atteggiamento più “dialogante” sul contenimento del debito che scongiuri misure recessive. Nello stesso tempo ipotizzare da parte dell’Italia la presentazione come commissario di qualche nome gradito alle altre cancellerie europee e non targato politicamente solo dalla Lega potrebbe facilitare il negoziato sul debito. Già si fa qualche nome al riguardo e oltre a quello più volte citato dell’attuale ministro degli Esteri, Enzo Moavero, è rispuntato anche quello di Franco Frattini già commissario e ministro degli Esteri.
Conte a Weber: Italia sia determinante per nomine
Ma è presto per il totonomine, come è emerso chiaramente questa mattina dal colloquio tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con il candidato alla presidenza della Commissione indicato dal Ppe, Manfred Weber. Conte ha assicurato a Manfred Weber che «lavorerà perché le procedure per le nomine europee consentano una soluzione equilibrata sulla base della combinazione di vari criteri, a partire da quello geografico». Insomma un modo molto diplomatico per ricordare che oltre all’appartenenza alle famiglie politiche deve contare anche il peso dei singoli Paesi dell’Unione e del nostro Paese non si può fare a meno proprio «nella comune consapevolezza che sarà determinante il contributo dell’Italia per un’Europa che non punti solo alla stabilità finanziaria ma anche allo sviluppo sociale e sostenibile».
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Il peso dei partiti nel Consiglio Ue
All’interno del Consiglio europeo appartengono al gruppo del Ppe nove primi ministri. Se a questi si aggiungono il conservatore polacco, la cancelliera austriaca e Conte si arriverebbe al massimo a dodici. D’altra parte la designazione del successore di Jean-Claude Juncker deve avvenire per maggioranza qualificata e, anche in quel caso, l’Italia, insieme ai quattro Paesi di Visegrad, non potrebbe porsi come minoranza di blocco, ruolo che invece potrebbero svolgere i sette premier appartenenti alla famiglia dei socialisti. In ogni caso L’Italia rivendica per sé un portafoglio di peso nella Commissione ma tutto è rinviato al futuro negoziato tra il presidente designato della Commissione e il Governo italiano.
Barnier: il nostro candidato resta Weber
Nel frattempo si aggiunge un nuovo tassello nella strategia per aggiudicarsi la presidenza della Commissione europea: il capo negoziatore della Ue per la Brexit, Michel Barnier (Ppe), non candidato ufficialmente alla massima poltrona dell’Esecutivo europeo ma tra i più quotati, ha confermato il suo sostegno allo Spitzenkandidat dei Popolari per la presidenza della Commissione Ue, Manfred Weber. Ad una domanda durante una conferenza stampa a Bratislava, circa il suo sostegno a Weber, Barnier ha detto: «Voglio essere chiaro, la mia risposta è sì». Barnier ha voluto così dissipare le innumerevoli indiscrezioni circolate su una sua campagna ombra nelle cancellerie europee, mentre altri la interpretano come una resa.
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