Non ce la meritiamo Venezia. Non ci meritiamo la bellezza fragile di una città unica al mondo, che ogni anno accoglie 25 milioni di turisti, quasi 70mila al giorno, 95 ogni abitante, e ogni anno vince lo status di città più sovraffollata al mondo. Non ci meritiamo questo dono, se non sappiamo valorizzarlo e preservarlo al meglio, se non sappiamo assumerci al meglio le responsabilità che questo dono porta con sé.
Non ci meritiamo Venezia, se esiste da sette anni – sette anni! – il decreto Clini-Passera, che vieta il passaggio dalla Laguna delle navi da crociera con stazza superiore alle 40mila tonnellate, ma da sette anni passano tranquillamente, tutti i giorni, navi da 65mila tonnellate come la Msc Opera, perché ancora la politica non si è decisa a individuare – sette anni! – quale percorso alternativo debbano fare queste navi.
Sebbene ogni valutazione di impatto ambientale abbia da tempo stabilito che non esiste soluzione migliore dell’attracco alla bocca de Lido: è fuori dalla laguna e del tutto compatibile con le esigenze di salvaguardia e tutela, non interferisce con il Mose, è a distanza di sicurezza dai centri abitati, tutela dell’occupazione e risponde pienamente alle raccomandazioni dell’Unesco. Non ce la meritiamo, se è vero che il canale Vittorio Emanuele, la principale alternativa a questa soluzione, anche essa volta a evitare il passaggio delle navi da San Marco, è pronto e percorribile da due anni almeno.
Non ci meritiamo Venezia, se alla soluzione preferiamo lo stallo e la paralisi decisionale, anteponendo la polemica politica alla salvaguardia di ciò che di più prezioso abbiamo, spendendo fiumi di retorica, nel frattempo, sulla bellezza dell’Italia, come se fosse merito nostro, di noi italiani del 2019, che quella bellezza la stiamo deturpando al punto tale di diventare bersagli di un artista contemporaneo come Banksy, che proprio nei giorni della Biennale d’arte ha messo in scena una delle sue provocazioni, realizzando una composizione di quadri sulla follia delle grandi navi da crociera nel Canal Grande.
Non ci meritiamo Venezia, se dobbiamo aspettare che arrivi la tragedia, anche solo sfiorata come ieri, per svegliarci dal torpore decisionale. Non ce la meritiamo se ogni volta finiamo per prendere decisioni nel momento di maggior coinvolgimento emotivo, come se in condizioni normali, senza emergenze, non fossimo in grado di deliberare (e non è un caso che il decreto Clini-Passera sia nato nei giorni del disastro della Costa Concordia all’Isola del Giglio). E non ce la meritiamo, se ogni volta ci tocca assistere alla parata dei voltagabbana. Al Movimento Cinque Stelle che aveva sostenuto con forza l’ipotesi Lido, ma che in un anno di governo non ha mosso nemmeno una matita per realizzarla. A Salvini e la Lega, che lanciano strali contro Il Movimento per esigenza di bottega politica, ma che sono tra i principali sostenitori delle navi in Laguna. Al Pd che oggi dice “fuori le grandi navi dalla Laguna”, e che per anni ha lavorato per la soluzione Marghera, quella che prevede le navi dentro la Laguna.
No, non ci meritiamo Venezia, né Roma, né un briciolo della nostra grande bellezza. Perché, come quegli eredi incapaci che ricevono dai genitori una fortuna immeritata, non ne comprendiamo il valore e non sappiamo che farcene.
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