Non era facile superare le fantasiose cronache di Narni, ma mai sottovalutare i leader della sinistra italiana. In sole ventiquattr’ore siamo passati dal comizio umbro del quartetto Conte, Di Maio, Zingaretti e Speranza alla foto di Tirana, in Albania, con Massimo D’Alema sullo stesso palco di Davide Casaleggio.
Quella di Tirana non era un’iniziativa politica perché D’Alema si occupa di «importanti questioni internazionali», Casaleggio «dà solo una mano» ai Cinquestelle e noi ci atteniamo alla loro falsa modestia, ma l’uno-due Narni-Tirana, con le disperate dichiarazioni d’amore del Pd ai grillini e il futuro bellissimo per la nuova alleanza strategica immaginato dal premier Giuseppe Conte, è il fatto fatto nuovo della politica italiana, nuovo e allo stesso tempo sconcertante a cominciare dal fatto che in questo contesto surreale l’unico leader lucido, non sembri un paradosso, sembra essere Luigi Di Maio perché non perde occasione di esprimere tutto il suo scetticismo, quasi il disgusto, per l’alleanza ibrida populisti-antipopulisti.
Esiste però anche un’altra sinistra italiana, grazie al cielo. Una sinistra progressista, liberale e di buon senso che non guarda infatuata agli associati di Casaleggio, semmai all’esperienza francese di Emmanuel Macron. Il commissario europeo Paolo Gentiloni e la deputata Lia Quartapelle, mentre a Narni e a Tirana si celebrava in modi diversi il nuovo sodalizio politico Pd-Cinquestelle, sono volati a Parigi a incontrare il ministro dell’Interno francese Christophe Castaner e alcuni deputati di La République En Marche per un seminario bilaterale tra il partito di Macron e l’ala gentiloniana del PD organizzato dai centri studi Les Gracques e Astrid. Con loro c’erano anche il consigliere di Macron per gli Affari europei Clement Beaune e gli italiani Piero Fassino, Linda Lanzillotta, Claudio De Vincenti.
Alla Leopolda, Matteo Renzi ha fatto esplicitamente riferimento all’esperienza di Macron come modello per Italia Viva, ricambiando la cortesia che, prima delle presidenziali francesi, gli aveva fatto Macron quando aveva detto di ispirarsi all’allora premier italiano, ma qui la notizia è che oltre a Renzi c’è anche un’autorevole costola del PD derenzizzato che non si rassegna alle cronache di Narni e di Tirana e che preferisce giocare di sponda con i liberal-democratici du En Marche. Il Pd in marcia con Macron è un fatto rilevante: magari non ancora politicamente, ma perlomeno per segnalare che non tutto è perduto.
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