Non c’è solo il caso Siri. Sono 25 anni che le inchieste della magistratura fanno tremare i governi: presidenti del consiglio e ministri indagati – ma anche soltanto travolti per sole responsabilità politiche – che hanno dovuto lasciare gli incarichi. Ci sono casi emblematici, come l’avviso di garanzia a Silvio Berlusconi che nel 1994 ha decreto la caduta del primo esecutivo guidato dal leader di Forza Italia, e l’inchiesta sull’ex guardasigilli Clemente Mastella, che nel 2008 è costata la resa del governo di Romano Prodi. Poi ci sono una serie di procedimenti che hanno portato più ministri a rassegnare le dimissioni, sia per responsabilità penali sia per responsabilità politiche.
1994: l’avviso di garanzia di Berlusconi a Napoli
Il 22 novembre 1994 a Napoli si sta svolgendo la conferenza internazionale sulla criminalità organizzata. Il Corriere della Sera, in prima pagina, pubblica la notizia che l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha ricevuto un avviso a comparire dalla Procura della Repubblica di Milano. L’inchiesta è quella su TelePiù, che riguarda il ruolo di controllo della pay tv da parte della Finivest. Ci sono presunte irregolarità con quanto stabilito dalla Legge Mammì. E così, dopo una serie di fughe di notizie che parlava di indagini su “livelli altissimi”, l’allora premier riceve l’invito dai pm di Milano. Il processo è andato in prescrizione con sentenza del 2004.
2008: Mastella e la caduta del governo Prodi
A gennaio 2008 scattano le manette per Alessandra Lonardo, moglie dell’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella. Lo stesso ex leader dell’Udeur finisce nel registro degli indagati. Il governo di Romano Prodi si scioglie sotto il peso delle rivelazioni giudiziarie. Secondo l’iniziale impostazione accusatoria, Mastella avrebbe imposto al governatore Antonio Bassolino la nomina di una persona a lui vicina come commissario di una Asl. I pm ipotizzano che Mastella abbia fatto pressioni sul presidente della giunta regionale, con la minaccia di far cadere il governo della Regione ritirando due assessori dell’Udeur. Il processo si è chiuso in primo grado a settembre 2017 con una sentenza di assoluzione perché “il fatto non costituisce reato”.
2010: la casa di Claudio Scajola
Nuovi scossoni al governo Berlusconi IV giungono dall’avviso di garanzia all’allora ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, indagato nel procedimento sul G8. A maggio 2010 si dimette. L’appartamento con vista sul Colosseo era stato acquistato nel 2004 per 1 milione e 700 mila euro. Cifra che, secondo l’accusa, era stata pagata per 600 mila euro da Scajola e per il resto dal costruttore Diego Anemone. L’imprenditore per l’accusa avrebbe pagato anche i lavori di ristrutturazione dell’appartamento di Scajola. In primo grado il politico incassa una assoluzione “perché il fatto non costituisce reato” e in secondo grado è assolto per prescrizione.
2010: si dimette il ministro Brancher
Nel 2010 tocca a Aldo Brancher – ministro senza portafoglio del quarto governo Berlusconi, inizialmente per l’attuazione del federalismo, poi per la sussidiarietà e il decentramento – a finire nel registro degli indagati nell’inchiesta sulla tentata scalata ad Antonveneta da parte della Banca Popolare di Lodi. Brancher era accusato di appropriazione indebita per una cifra pari a 420 mila euro e di ricettazione per circa 600 mila euro, denaro ricevuto secondo l’accusa dall’ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi Gianpiero Fiorani o da un collaboratore. Le vicende oggetto del processo risalgono al 2005 e il denaro fu utilizzato da Brancher per la sua campagna elettorale. Tenta di avvalersi del legittimo impedimento, ma nel 2010 rassegna le dimissioni. Ha beneficiato dell’indulto del 2006.
2013: Josefa Idem e le dimissioni per il caso Ici-Imu
Il 28 aprile 2013 Josefa Idem, senatrice del Pd ed ex campionessa mondiale e olimpica di kayak individuale, viene nominata ministro per le Pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili nel governo Letta. Presto iniziano a circolare voci su presunte irregolarità nella gestione del suo patrimonio immobiliare, da cui deriverebbe il mancato pagamento di quote Ici e Imu. Il 22 giugno 2013, in una conferenza stampa, si dichiara pronta a pagare per eventuali errori, escludendo, però, le dimissioni. Ma il 24 giugno, dopo un incontro con il premier Letta, lascia prima che il Senato voti una mozione di sfiducia presentata da M5S e Lega. La vicenda Ici-Imu si chiude qualche mese dopo con il pagamento, da parte dell’ex ministro, di 3000 euro.
2014: Asl Benevento, Nunzia De Girolamo lascia il governo
È il 2014 quando l’allora ministro dell’Agricoltura del governo Letta, Nunzia De Girolamo (che ha seguito Angelino Alfano nel Nuovo centrodestra dopo la rottura con Berlusconi) finisce sotto inchiesta in un procedimento sulle Asl di Benevento. La pubblicazione di alcune intercettazioni inducono l’allora ministro a dimettersi. A gennaio 2017 i magistrati hanno chiesto e ottenuto l’archiviazione della sua posizione.
2015: Maurizio Lupi e il Rolex al figlio
Il 16 novembre 2013, con la nascita del Nuovo centrodestra, Maurizio Lupi passa dal Pdl alla formazione di Angelino Alfano. Dopo le dimissioni del governo Letta, il neopremier Matteo Renzi lo conferma al ministero delle Infrastrutture. A seguito dell’inchiesta “Grandi opere”, pur non essendo indagato, ma vedendo fortemente coinvolte alcune persone del suo ministero, Lupi rassegna le dimissioni da ministro il 20 marzo 2015 prima che la Camera voti una mozione di sfiducia presentata da M5S e Sel. Il ministro era finito nella bufera dopo la notizia che l’imprenditore Stefano Perotti, tramite un altro imprenditore, Franco Cavallo, aveva regalato al figlio del ministro, Luca, un orologio Rolex.
2016: Federica Guidi si dimette da ministra dello Sviluppo
Il 22 febbraio 2014 l’imprenditrice Federica Guidi è nominata ministro dello Sviluppo economico del governo Renzi. Ma il 31 marzo 2016 tra gli atti di una inchiesta della procura di Potenza sullo smaltimento di rifiuti nell’impianto Eni di Viggiano, in Val d’Agri (arrestate sei persone), sono inserite alcune intercettazioni telefoniche del dicembre 2014. In una di queste il ministro informava il compagno, Gianluca Gemelli, indagato nella stessa inchiesta, che nella legge di stabilità che sarebbe stata votata da lì a poco, sarebbe stato inserito un emendamento che avrebbe potuto favorire gli interessi imprenditoriali del fidanzato. Federica Guidi, pur non indagata, annuncia il giorno stesso le dimissioni. Il 10 gennaio 2017 la Procura di Roma (dove era giunta per competenza l’indagine) ha chiesto l’archiviazione per Gemelli.
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