di Matteo Guidelli
Una nuova stretta per Natale, con l’ipotesi di un’Italia di fatto tutta in zona rossa nei festivi e prefestivi e, unica eccezione, una deroga agli spostamenti tra i piccoli comuni. Le immagini di quelli che il commissario per l’emergenza Arcuri ha definito “insopportabili assembramenti” nelle vie dello shopping, ma anche i 20mila contagi e i 500 morti al giorno e la decisione della cancelliera tedesca Angela Merkel di rompere gli indugi e varare il lockdown generale, spingono il governo a un cambio di passo che potrebbe concretizzarsi nelle prossime ore, con una serie di interventi mirati ad evitare che Natale e Capodanno si trasformino nel detonatore per la terza ondata del virus.
E proprio per fare il punto della situazione si vedranno oggi i capi delegazione della maggioranza con gli esperti del Comitato tecnico scientifico e i ministri Luciana Lamorgese, Francesco Boccia ed altri. La riunione, proposta dal capo delegazione dei Cinquestelle Alfonso Bonafede, ha un duplice obiettivo: analizzare la situazione epidemiologica e i rischi sanitari e capire se vi siano preoccupazioni particolari in vista dei possibili assembramenti nelle vie dello shopping nei prossimi giorni.
Non ci sarà dunque alcun allentamento, nonostante le continue richieste delle Regioni e delle categorie produttive. Anzi, sulla nuova stretta il governo sembra aver ritrovato la compattezza e aver sposato la linea dei rigoristi, i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia che da tempo ribadiscono la necessità di evitare qualsiasi apertura, che poi pagheremo a gennaio e febbraio. Con una nota al termine di un vertice di ministri e capigruppo con il segretario Nicola Zingaretti, il Pd chiede esplicitamente nuovi provvedimenti. “Le misure del governo stanno funzionando ma malgrado questo il numero delle vittime è drammatico, così come il numero complessivo dei positivi”. Dunque bisogna fare “di tutto” per non disperdere i risultati: “alla luce di un sicuro aumento del rischio di assembramenti dovuto al periodo delle festività, occorre valutare l’adozione di nuove misure che garantiscano il contenimento dei contagi”. “Fermezza e rigore” chieste anche dai cinquestelle che si dicono soddisfatti per la presa di posizione del Pd anche se, sottolineano fonti del Movimento, ci sono stati negli ultimi giorni troppi “ondeggiamenti” da parte dei Dem. E non chiude alla nuova stretta neanche Italia Viva, con Teresa Bellanova che però chiede “coerenza”: “decidiamo misure anche più restrittive di quelle attuali, se necessario, ma comprensibili e coerenti. Perché solo così i cittadini saranno indotti a rispettarle”.
Ora si tratterà di tradurre le dichiarazioni in misure. E non è escluso a questo punto che possa esserci anche un nuovo Dpcm, per intervenire sugli aspetti più problematici con norme omogenee in tutta Italia, per rendere l’intero Paese zona rossa o arancione nelle giornate più a rischio, con un irrigidimento delle disposizioni, come annunciato anche dalla Merkel in Germania. E dunque interventi per evitare gli assembramenti nelle vie e nelle piazze dello shopping e nelle zone centrali delle grandi città – prevedendo maggiori controlli e chiusure mirate o anticipando il coprifuoco e la chiusura di bar e ristoranti – e limitare i grandi spostamenti, dunque sia quelli tra le regioni – che però si interromperanno a partire dal 21 dicembre per effetto del Dpcm già in vigore – sia quelli all’interno delle stesse.
“Siamo in una fase che ci mette tutti a dura prova, supereremo la tempesta e ne usciremo migliori” ha detto oggi il premier Giuseppe Conte che ieri ha presieduto la riunione dei capidelegazione per mettere a punto proprio le deroghe per i piccoli comuni ‘promesse’ nei giorni scorsi. L’ipotesi è quella di consentire di uscire, ponendo un limite chilometrico, solo dai comuni sotto i 5mila abitanti e dovrebbe essere tradotta in una mozione di maggioranza che impegni il governo, da depositare oggi al Senato ed essere votata mercoledì in Aula, quando è già previsto il voto sulla mozione del centro destra che punta a far saltare il blocco previsto per gli spostamenti tra tutti i comuni. Secondo la coldiretti la questione interessa oltre 10 milioni di italiani, che sono quelli che vivono in piccoli comuni con meno di 5mila abitanti.
Fonte Ansa.it