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Occupazioni, ordinanze, informative: fase due nel cortocircuito della politica

Boccia non esclude di impugnare le ordinanze illegittime
Boccia aveva offerto un compromesso: un’interpretazione più morbida delle prescrizioni contenute nel decreto con le prossime faq e l’allentamento dei divieti su base territoriale a partire dal 18 maggio. A patto però che le Regioni la smettessero con le fughe in avanti, ritirando le ordinanze in palese contrasto con il decreto. «Diamoci un metodo, rendiamo costante il confronto tra gli uffici per coordinarci meglio», il ragionamento fatto dal ministro , che però non ha escluso di impugnare le ordinanze ritenute illegittime sia pure come extrema ratio e solo dopo una lettera di diffida. Resta quindi fermo il principio contestato dai governatori del centrodestra, che le ordinanze regionali possono solo essere più restrittive e non invece disapplicare i divieti contenuti nel provvedimento del Governo. Cosa che è già avvenuta. E non solo nelle Regioni guidate dal centrodestra.

Il pressing di chi chiede di riaprire sui Governatori
I Governatori sentono su di loro il pressing e la ribellione di commercianti, ristoratori, parrucchieri, albergatori che chiedono di poter riaprire. Resta il problema cruciale del trasporto locale: «Abbiamo ripetuto al ministro che non siamo in grado di garantire il rispetto delle distanze, che verranno assunte decisioni per evitare picchi di traffico di persone», ha insistito il lombardo Attilio Fontana. Oggi ci sarà un incontro proprio per questo con la ministra dei Trasporti Paola De Micheli.

Più spostamenti dal 4 maggio: i timori di Campania e Sicilia
Un’altra faccia della medaglia nel non facile rapporto tra esecutivo e Regioni è quello degli spostamenti, a cominciare dallo scenario che si potrebbe delineare a partire dal 4 maggio, con le prime riaperture. A rimettersi in viaggio saranno quasi 3 milioni di italiani, è la stima di De Micheli. Probabilmente, operai del sud che tornano nelle fabbriche del nord che riaprono, impiegati di nuovo in ufficio dopo lo smartworking forzato o altri lavoratori della ripresa. A loro potrebbe aggiungersi chi rientra nella città di residenza o dove ha il domicilio. Ad esempio universitari fuorisede o lavoratori in stand-by perché le attività sono ancora chiuse. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca, «fortemente preoccupato» per il «previsto esodo», ha telefonato al ministro dell’Interno Lamorgese: «il Governo ribadisca che gli arrivi da altre regioni devono essere motivati da ragioni di lavoro o sanitarie e autocertificati. Dal canto nostro, rimarrà fermo l’obbligo per chiunque venga da fuori regione di segnalare alla Asl di competenza il proprio arrivo, così da procedere a controlli nei 15 giorni successivi». Nello Musumeci, governatore siciliano, ha invece parlato col ministro dei Trasporti chiedendo di «mantenere inalterate le norme per l’accesso in Sicilia. Se oggi l’Isola può contare sul più basso numero di contagi lo si deve anche alla forte limitazione degli arrivi».

Arrivano i criteri per le nuove zone rosse
Intanto è pronta la circolare della Salute che fissa i criteri le nuove zone rosse. L’articolo 2 del Dpcm sottolinea come le Regioni dovranno monitorare i dati e nel caso emergesse «un aggravamento del rischio sanitario» il governatore proporrà al ministro della Salute «le misure restrittive necessarie e urgenti» per le attività produttive. In pratica dei mini-lockdown mirati. Il monitoraggio prevede tre tipi di indicatori: quello sull’andamento dei casi (trend in miglioramento per il 60%), la capacità di fare tamponi e tracciare i positivi e l’ultimo che misura la velocità del virus (l’R-t deve essere inferiore a 1) e la disponibilità di posti letto in terapia intensiva e altri ricoveri.

Per approfondire:
Fase 2, ecco quando possono scattare nuove zone rosse
Coronavirus, ecco dove sono le 106 zone rosse d’Italia: 70 solo in Emilia Romagna

https://www.ilsole24ore.com/art/fase-due-ecco-cortocircuito-le-regioni-e-governo-ADpAQWN

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