Il settimo Concistoro ordinario pubblico del pontificato di Francesco, in cui domani il Papa creerà 13 nuovi cardinali, di cui nove ‘elettori’ di un futuro Conclave, si svolge nel pieno delle restrizioni dettate dall’emergenza-Covid. Due dei nuovi porporati – Cornelius Sim, primo cardinale del Brunei, e Jose F. Advincula, arcivescovo di Capiz (Filippine) – non potranno essere presenti e riceveranno la berretta e l’anello in seguito. I membri del Sacro Collegio impossibilitati a raggiungere Roma parteciperanno alla celebrazione da remoto tramite una piattaforma digitale. Durante la cerimonia verrà omesso il tradizionale “abbraccio di pace” fra i cardinali, e sono ugualmente cancellate le usuali “visite di cortesia” alle nuove porpore. Inoltre, le celebrazioni – sia il Concistoro di oggi pomeriggio alle 16, sia la messa di domenica mattina alle 10, entrambi all’Altare della cattedra della Basilica vaticano – avverranno con una partecipazione limitatissima di fedeli, non più di 100, quindi solo coloro che accompagnano i cardinali di nuova creazione.
Ma le limitazioni imposte dalla pandemia, questo è evidente, non intaccano il ‘peso’ che questo nuovo Concistoro assume per il futuro della Chiesa. I cardinali diventano in tutto 229, di cui 128 elettori, otto in più rispetto al limine massimo stabilito da Paolo VI ma più volte superato dai suoi successori.
I porporati elettori torneranno ad essere in 120 al massimo nell’aprile 2022 (nel 2021 compiranno 80 anni in sei, mentre saranno in 11 nel 2022). E soprattutto si consolida la già forte maggioranza di nuovi elettori nominati da papa Bergoglio.
Dopo questo Concistoro i cardinali elettori creati dall’attuale Pontefice saranno 73, 39 quelli di Benedetto XVI e 16 quelli di Giovanni Paolo II. Gli europei saranno 53 (di cui 22 italiani), i latinoamericani 24, gli africani 18, gli asiatici 16, i nordamericani 13, quattro i provenienti dall’Oceania. Dopo quella italiana (22) la componente più nutrita continuerà ad essere quella statunitense (nove) seguita dalla spagnola (sei). Brasile, Canada e Francia ne hanno quattro. Germania, India, Messico, Polonia e Portogallo tre.
Il calo dell’incidenza specifica della componente italiana nel Sacro Collegio viene mitigato in questo round dal buon numero di sei nuovi cardinali: i tre nuovi elettori, il neo-prefetto per le Cause dei santi Marcello Semeraro, l’arcivescovo di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino (sede da oltre due secoli non più cardinalizia) Paolo Lojudice e l’ex custode del Sacro Convento di Assisi Mauro Gambetti (primo frate conventuale a diventare cardinale dal 1861), e i tre ‘over-80’, l’ex nunzio Silvano Maria Tomasi, il predicatore pontificio Raniero Cantalamessa e l’ex direttore della Caritas di Roma Enrico Feroci.
Con loro, e con i due che saranno assenti, l’attenzione all’universalità della Chiesa, la preferenza per le sedi inusuali e di ‘frontiera’ e l’ulteriore diversificazione delle provenienze, sempre perseguite da Bergoglio, sono confermate dagli altri neo-porporati: il segretario generale del Sinodo, il maltese Mario Grech, l’arcivescovo di Kigali, Antoine Kambanda, primo cardinale dei Ruanda, quello di Washington, Wilton Daniel Gregory, primo cardinale afroamericano, l’arcivescovo di Santiago del Cile, Celestino Aós Braco, e, quarto e ultimo fra i ‘non elettori’, il messicano Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas. Nei suoi precedenti sei Concistori, papa Francesco ha creato 88 cardinali (70 elettori e 18 non elettori) provenienti da 56 nazioni, 16 delle quali non avevano mai avuto un cardinale prima.
Fonte Ansa.it