Appena si è diffusa la notizia Matteo Salvini si è affrettato a schierarsi a favore di Viktor Orban per la scelta “democratica” del Parlamento ungherese di affidare i pieni poteri a tempo indeterminato al premier magiaro. Sarà lui infatti a decidere quando finirà l’emergenza coronavirus, quando sciogliere l’assemblea parlamentare, indire o rinviare elezioni. Per evitare fastidi è stato anche deciso di poter mandare in galera fino a 5 anni i giornalisti colpevoli di diffondere”fake news”.
Due pesi e due misure
Il nostro ex ministrodell’interno così come la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni non hanno alcun dubbio che date le condizioni di oggettivo pericolo determinate dalla pandemia, il capo del Governo accantoni fino a quando lo riterrà opportuno quelle che potremmo definire basilari garanzie democratiche. Salvini però ancora una volta adotta due pesi e due misure.
L’attacco a Conte per aver bypassato le Camere
Quel che vale in Ungheria non vale infatti in Italia. Non più tardi di qualche giorno fa il segretario della Lega e Meloni avevano duramente attaccato l’esecutivo e il premier italiano Giuseppe Conte per aver bypassato il Parlamento attraverso la reiterata approvazione di Dpcm, decreti del Presidente del Consiglio, con i quali sono state ad esempio decise le misure di contenimento: dall’obbligo di restare in casa alla chiusure delle fabbriche.
E se il premier facesse ricorso all’articolo 78 della Costituzione?
C’è da chiedersi cosa direbbero i due leader del centrodestra se Conte, prendendo spunto da Orban (visto peraltro che in Italia il Covid-19 ha colpito molto più duramente che in Ungheria), ai sensi dell’articolo 78 della nostra Costituzione chiedesse alla Camere di deliberare «lo stato di guerra» conferendo al Governo «i poteri necessari». Ovvero quei pieni poteri che sulla spiaggia del Papete lo stesso Salvini aveva invocato per sé l’estate scorsa.
Conte andava bene quando vice era Salvini
La violazione di regole democratiche non può essere giustificata a Budapest e criticata a Roma. E non regge la tesi che Orban è stato «democraticamente eletto». Anche Conte lo è. Nella nostra Repubblica parlamentare è il capo dello Stato a nominare il presidente del Consiglio sulla base delle indicazioni dei partiti. E se l’avvocato Giuseppe Conte era legittimamente premier quando suo vice era Salvini oggi lo è altrettanto.
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