“Il popolo di Dio che vive in Roma eleva preghiere e inni di ringraziamento al Signore in occasione dell’ottavo anniversario del dono dell’elezione del nostro Vescovo Francesco, un pastore secondo il Suo cuore misericordioso”. E’ quanto si legge nel messaggio di auguri che il cardinale vicario Angelo De Donatis ha inviato a papa Francesco, a nome di tutta la comunità diocesana di Roma, in occasione dell’ottavo anniversario della sua elezione a Pontefice e Vescovo di Roma.
“Ricordo con viva emozione quella sera piovosa del 13 marzo 2013, in una piazza San Pietro gremita di fedeli in preghiera, quando risuonò per la prima volta la voce di Papa Francesco: ‘La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo’; e ‘adesso incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese’ (Francesco, 13 marzo 2013)”, rievoca De Donatis. “A nome di tutta la comunità ecclesiale di Roma, dei vescovi ausiliari, dei presbiteri, dei diaconi, delle consacrate e dei consacrati e di tutti i membri del Santo Popolo fedele di Dio e di tutti gli uomini di buona volontà della nostra città – prosegue -, esprimo profonda gratitudine e sentimenti di stima e di filiale devozione a Papa Francesco che in questi anni ha guidato la nostra Chiesa ‘con cuore di Padre'”.
“Ci stringiamo a Lui spiritualmente, facendogli pervenire tutto il nostro affetto e la nostra ammirazione, grati per averci fatto riscoprire, con il Suo insegnamento e la Sua testimonianza di vita, ‘la dolce e confortante gioia di evangelizzare'”, aggiunge il cardinale vicario. “Ogni giorno nella nostra preghiera affidiamo la Sua persona e il Suo ministero petrino a Cristo Buon Pastore, per intercessione della Salus Populi Romani, chiedendo che continui a custodire il Suo gregge e a vegliare sulla nostra Chiesa e sulla città di Roma con amore di padre”, conclude.
Sono due immagini a segnare l’alfa e l’omega dell’ottavo anno di pontificato di Francesco, che oggi celebra l’anniversario della sua elezione: la prima, il 27 marzo 2020, è quella del Papa da solo, sotto la pioggia di Piazza San Pietro, che leva la sua preghiera al cielo per la fine della pandemia; la seconda, domenica 7 marzo 2021, è quella del Pontefice che prega tra le macerie di Mosul, la città irachena dove fu proclamato lo Stato islamico, da cui fa volare anche una colomba della pace.
Entrambe immagini storiche, che hanno riempito sia il dibattito mediatico che l’immaginario collettivo in tutto il mondo, a racchiudere un anno che, con tutte le limitazioni determinate dall’emergenza globale del Coronavirus – anzi forse proprio per queste -, è quello probabilmente più intenso e di più forte empatia col popolo dei fedeli, come pure con folle di non credenti, tra gli otto iniziati quella sera del 13 marzo 2013, con l’arrivo del Papa “venuto dalla fine del mondo”. In mezzo a tutto questo, il 3 ottobre 2020 – vigilia della festa del santo da cui ha preso il nome -, c’è la firma ad Assisi di un documento che caratterizzerà anche l’eredità futura dell’attuale Vescovo di Roma, l’enciclica ‘Fratelli tutti’, sulla fraternità e l’amicizia sociale, in cui il concetto di “fratellanza universale” viene indicato come unica via di salvezza per un mondo malato: per uscire anche qui dal tragico assedio del Covid-19, oppure dal flagello dei conflitti, delle guerre e del terrore imposto con le armi, dalla piaga della povertà, dalla devastazione del pianeta attraverso lo sfruttamento esasperato delle sue risorse e dallo spettro della crisi climatica. Perché da tutti questi terreni di crisi, è la tesi lapidaria di papa Bergoglio, “nessuno si salva da solo”.
Il paradigma, anche interreligioso, della “fratellanza umana”, dell’essere tutti figli di un unico Padre, si sviluppa per il Pontefice a partire dal documento firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio del 2019 col grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, ed è diventato il suo messaggio portante in tutto questo ottavo anno di pontificato: sia nel lungo periodo del lockdown, in cui con le messe in diretta streaming alle 7 del mattino da Casa Santa Marta ha voluto restare vicino ai fedeli (per i quali peraltro si erano allora chiuse le porte delle chiese), sia nei suoi messaggi e documenti nei mesi che lui stesso ha definito di “prigionia” in Vaticano prima di poter riprendere finalmente i viaggi, sia appunto nella sua enciclica sull’argomento, sia infine nella visita in Iraq, voluta a tutti i costi nonostante i pericoli e i consigli contrari, con cui ha coronato anche il sogno di Giovanni Paolo II, costretto nel 2000 a rinunciarvi.
Con in più anche l’incontro di cruciale importanza col massimo leader sciita iracheno, il grande ayatollah Ali Al-Sistani, ad aprire nuovi fronti di dialogo, nuovi legami contro ogni deviazione fondamentalista, a costruire sempre nuovi ponti. Ma sul versante interno, quello delle questioni di Curia, non sono mancate le ‘ombre’ in questo ottavo anno di Francesco: una su tutte, nel campo finanziario e giudiziario, gli sviluppi dello scandalo per l’acquisto del palazzo in Sloane Avenue a Londra, per il quale non dovrebbe essere lontano il processo per le distrazioni di fondi e le fattispecie di peculato. Un caso che ha portato anche a una drammatica rottura, il 24 settembre 2020, con uno degli ex collaboratori più fidati, il potente sostituto della Segreteria di Stato, Giovanni Angelo Becciu, privato drasticamente dal Papa, oltre che dell’incarico di prefetto per le Cause dei santi, anche delle “prerogative del cardinalato”: decisione-shock da parte di Francesco, pressoché senza precedenti, ma dettata da quell’ansia di trasparenza che gli ha fatto poi trasferire, a decorrere dall’inizio del 2021, la gestione dei fondi e degli immobili della Segreteria di Stato riconducendola nell’alveo dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica, sotto la supervisione della Segreteria per l’Economia. Anche questo un altro passo-chiave in attesa che si completi la riforma del governo della Chiesa.
I Vescovi italiani, in un messaggio augurale della Presidenza della Cei, ricordano oggi “con gioia” l’ottavo anniversario dall’elezione di papa Francesco al soglio pontificio. “Il nostro augurio si fa riconoscenza per il dono della Sua parola, arricchita da segni e iniziative che orientano il cammino delle nostre Chiese verso una nuova tappa evangelizzatrice”, si legge nel messaggio. “Siamo consapevoli, come Lei ha avuto modo di ricordarci, che ‘la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro’ – prosegue -. Con se stessi, con Dio, con gli altri, con gli ultimi”. “Questo periodo della storia, segnato dalla pandemia e dai suoi effetti, ci ha tolto la bellezza dello stare insieme, ma ci ha ancora più radicati nella convinzione che nessun uomo si salva da solo”, sottolinea la Presidenza Cei. “Con le nostre comunità, La ringraziamo per averci fatto capire che ‘abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che nessuno di noi è un’isola, […] che possiamo costruire il futuro solo insieme, senza escludere nessuno'”. “La ringraziamo per averci insegnato, con gesti concreti, che lo scorrere dei giorni ha senso pieno quando è vissuto per gli altri – dice ancora l messaggio -. La ringraziamo per il dono della Sua presenza, affettuosa e paterna, nella vita della nostra Chiesa”. “Nel porgerLe gli auguri per questo anniversario – conclude -, Le rinnoviamo la nostra vicinanza operosa e Le assicuriamo la nostra preghiera”.
Fonte Ansa.it