“Nel provvedimento in cui si dice al comandante della nave di lasciare il porto di Catania con a bordo i 35 migranti rimasti non c’è una scadenza, un termine temporale”.Lo sottolineano ambienti vicini ai legali della Humanity 1, anche in relazione alla tempistica di presentazione dei ricorsi al Tar e al tribunale civile.
“Questi sono viaggi organizzati – ha detto il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini a ‘Non stop news’ su Rtl 102.5 Chi è a bordo di quelle navi paga circa 3mila dollari, che diventano armi e droga per i trafficanti. Sono viaggi organizzati sempre più pericolosi. Bisogna stroncare il traffico non solo di esseri umani che è già grandissimo, ma di armi e droga legato al traffico di esseri umani”.
In 144 hanno lasciato Humanity 1, ma 35 sono rimasti a bordo. Dalla Geo Barent, nave di soccorso di Medici Senza Frontiere, sono state fatte sbarcare 357 persone, mentre restano a bordo in 215. Ma lo scontro è su chi non può scendere, come prevede il decreto del governo sui flussi migratori. Il livello di tensione è altissimo. Lo dice con fermezza il comandante della Humanity 1, Joachim Ebeling, spiegando che “ci è stato ordinato di lasciare il porto di Catania: “Ma io non posso, dobbiamo trovare una soluzione qui” perché “sarebbe contro le leggi andare via con i sopravvissuti, come mi ha spiegato il mio legale”. E presto il confronto potrebbe spostarsi in aule giudiziarie: “un pool di avvocati – annuncia Aboubakar Soumahoro, deputato della Camera di Verdi e Sinistra italiana – sta seguendo la posizione legale dei 35 profughi rimasti a bordo della nave Humanity 1. Non partiranno, perché sarebbe illegale. Ci stiamo attivando per fare valere la legge e il diritto internazionale”. Intanto le persone rimaste sull’imbarcazione della ong si affacciano dalla barca e seguono il movimento sul molo di Levante. E quando passa l’esponente di Sinistra italiana, Pierpaolo Montante, che si batte il pugno sul cuore, dalla nave scattano due fragorosi applausi che commuovono il politico rimasto senza voce nello scandire, assieme a decine di attivisti, slogan contro le regole migratorie del governo.