La regione più ricca del paese che promuove la secessione attraverso forme di pseudo-democrazia diretta, referendum illegali autorganizzati senza alcun reale controllo da parte di autorità terze e una propaganda tossica che mescola il peggio del sovversivismo anarcoide e della retorica antagonista sulla “democrazia dal basso” all’ancora peggio del fanatismo etno-nazionalista e della sacralità della tradizione, del suolo e del sangue.
Uno scontro senza precedenti che vede contrapposte sentenze della magistratura e manifestazioni di piazza, diritti delle minoranze e prepotenza delle maggioranze, stato di diritto e demagogia. Nei giorni in cui Nicola Zingaretti rilancia il progetto di una riforma maggioritaria per cementare un bipolarismo tra centrodestra salviniano e centrosinistra demo-grillino, se volete vedere la politica italiana del futuro non dovete guardare all’Umbria, ma alla Catalogna.
Con la sola avvertenza che in Italia, rispetto alla Catalogna, due elementi del quadro sono già oggi talmente ridimensionati da rischiare l’estinzione: i difensori dello stato di diritto e la ricchezza.
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