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Per Luciano Canfora, Di Maio a breve non esisterà più, mentre quello di Salvini è un partito fascistoide

 

Dopo il voto in Umbria qualcosa nelle fattezze politiche e storiche del Paese è irreversibilmente cambiato. Non solo perché una delle cosiddette regioni rosse, culla di istanze e valori legati al Pci-Pds-Pd, è passata all’altra sponda, bensì per un’affermazione populista che sembrava fino all’ultimo tanto fumo e poco arrosto. In sostanza, la sinistra comincia adesso a guardarsi dentro alla ricerca di un confine al suo manierismo di circostanza, mentre il M5S attende solo la scintilla in grado di fomentare le prime polveri. E la Lega? La Lega non fa altro che raccogliere e plasmare quello che gli altri lasciano nel proprio cammino di perdizione, ricordando secondo lo storico Luciano Canfora «gli inizi del nazismo e di quel movimento di massa che era il Partito Nazionalsocialista tedesco».

Canfora, dopo la vittoria in Umbria la Lega conquista una delle cosiddette regioni rosse: questo strappo che significato ha in termini culturali?
Non è molto difficile capire che in termini politici stiamo assistendo a una tendenza in atto da anni, da quando il personaggio inetto e ignorante di Di Maio ha regalato a Salvini per un anno abbondante il ministero dell’Interno. Un regalo di Natale anticipato a luglio. Da ministro dell’Interno, il leader leghista ha potuto svolgere la sua attività xenofoba, esplicarla e solleticare le classi popolari verso un’isterizzazione nei confronti del fenomeno dei migranti e passare così dal 17 al 34 per cento.

C’è stato un travaso, però, di quei voti che da sinistra si sono mossi verso l’estremità opposta…
Le responsabilità storiche di questo sciagurato di Di Maio le piangeremo per un po’. Perché regalare un Ministero così a una figura che predicava odio significa permettergli di attuarlo. E Salvini si rivolge a quelle classi che prima guardavano a sinistra, spiegandogli (sbagliando) che la colpa dell’attuale situazione è tutta di quelli che vengono da fuori. La Lega è come il Partito Nazionalsocialista tedesco, l’equivalente del nazismo al suo sorgere.

Non crede di esagerare?
Fa sempre molta impressione, quando in verità è un paragone onesto. Quello era un partito di massa che ebbe un enorme successo tra i disoccupati e i disastrati dalla crisi economica del 29-33, che riscosse un enorme successo proprio additando un nemico: quello che affama, l’ebreo, il falso nemico, il migrante che ti toglie il lavoro.

La sinistra in tutto questo che ruolo ha?
Il rivolgersi ai ceti popolari cattura consenso in quei bacini che in passato votavano sinistra. Se quest’ultima non si pone il problema o la volontà di risolvere il disagio di chi soffre, arriva qualcun altro e lo intercetta in maniera efficace e riuscita. Quello che viene dopo è un grande punto interrogativo.

Un punto interrogativo nel quale non c’è spazio per una rinascita dei progressisti?
Lo dovrebbe chiedere ai leader del Pd. Avere demolito il Pci nel 1990-91 è stata la prima idiozia, in quanto ha comportato la nascita del Pds che non aveva più la forza e la volontà di stabilire un insediamento territoriale, con le sezioni, un legame con i singoli quartieri, lavoro casa per casa. Se scelgo di non farlo più e preferisco attuare la strategia per la quale si vince andando in televisione, dopo un po’ di anni mi rendo conto di aver perso il contatto con il mio normale interlocutore. La diagnosi è congetturale.

Teme più l’avanzata di Salvini o le manovre interne di Di Maio?
Luigi Di Maio tra breve non esisterà più, fa paura solo ai grilli e alle formiche. Si sta liquefacendosi, anche se è un qualunquista strutturale: può andare a destra, a sinistra, al centro, sopra, sotto. È ignorante e cinico, un soggetto intrattabile che rischia solo se Grillo decide di licenziarlo. L’altro è a capo di un partito fascistoide, che fa il mestiere suo e per questo trova maggior adito e consenso.

Il risultato è una società che si affida a istinti repressi, riportando a galla alcuni spettri del passato. C’è davvero un allarme estremismo nel nostro Paese?
Pochi giorni fa c’è stata la sfilata di tremila fascisti a Predappio e molti giornali hanno tentato di nasconderlo. Non era una notizia che serpeggiava. Ma la questione è un’altra: CasaPound e la Lega si sentono la stessa cosa, affratellati. È un fascismo del tempo nostro, anzi una demagogia interclassista xenofoba (così non si offende nessuno).

È un azzardo dire che la madre di tutte le partite si giocherà in Emilia-Romagna?
Se perdiamo anche l’Emilia-Romagna la situazione va a precipizio. Nel caso di un salvataggio, andiamo incontro a una lunga fase interlocutoria che può avere molte uscite.

 

 

 

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