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Per Veltroni il muro è caduto, ma l’antidemocrazia non è morta (anzi è un pericolo concreto)

Ma anche l’Occidente nei confronti dell’Urss «era stato prudente per questioni di realpolitik». Anche da parte dell’amministrazione Kennedy ci si rendeva conto che uno scontro armato nel cuore dell’Europa sarebbe stato un disastro. «Quando Kennedy va lì, con quel discorso in cui disse Ich bin ein Berliner, recupera consenso e sensatezza». Ma anche la realpolitik di Willi Brandt «presupponeva l’esistenza di due blocchi. Il ragionamento era quello. La contrapposizione era strutturale, sembrava impossibile immaginare un mondo senza quella divisione».

Poi tutto crollò. «L’ho visto negli occhi di Nicolau Ceausescu, che, durante un discorso sente dei fischi. Prima isolati. Poi una marea. Finisce per scappare dalla sua residenza. In elicottero. Lì ho capito che si trattava di un tipo di storia inedita. La fine della storia, come dice Fukuyama. Tutti noi abbiamo pensato che davvero fosse finito il tempo delle dittature: Spagna, Portogallo, Grecia, Cile, Brasile, Argentina. Erano cadute tutte». La sensazione era che fosse scattato il tempo della libertà. «Fine del conflitto tra regimi autoritari e regimi democratici. Il mondo appariva aperto. Proprio in quel momento si preparava l’Europa Unita».

E adesso? «Possiamo dire oggi che il panorama del mondo dopo l’89 è pienamente cambiato. Democrazia e libertà non sono acquisiti per sempre. Invece per molti cittadini l’idea di una semplificazione delle decisioni attraverso forme non democratiche è migliore, e inevitabile. Siamo in una condizione del tutto inedita. Salutiamo la caduta del muro, ma dobbiamo chiederci se non siamo in una condizione di minaccia della libertà».

«Pensiamo alla drammatica situazione sudamericana, alla Spagna, alla stessa città di Dresda, che si considera sotto attacco “neonazista”. In tutta Europa si parla di muri, e divisioni costituzionali. Guardate quello che succede in Inghilterra, nei guai da anni con la Brexit. Guardate gli Stati Uniti, con il possibile impeachment a Trump. Ovunque troviamo elementi di destabilizzazione. Di fronte a tutto questo, e di fronte a elementi come la recessione economica (che dura da 11 anni). Per la prima volta l’Occidente ha smesso di crescere, è descresciuto, con un effetto politico sociale drammatico».

Citando Amos Oz, Veltroni conclude dicendo che identità e cultura non sono ossimori. Ma puri dati di realtà. L’ideologia sovranista è rimasta. Ed è applicata in tutto il mondo con gli stessi temi, lo stesso linguaggio, le stesse metodologie. Se una donna di 98 anni deve girare con la scorta è perché il mondo si è capovolto. Ecco, noi dobbiamo combattere contro il fatto che diventino praticabili parole, climi, violenze, che erano una volta impraticabili. Alla paura dobbiamo rispondere con la speranza razionale, ma dobbiamo tenere presente i problemi sociali che generano quelle ideologie, e neo ideologie.

https://www.linkiesta.it/it/article/2019/11/08/veltroni-muro-berlino-marsilio-populismi/44288/

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