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Piccolo test per scoprire se il tuo partner di governo ti tradisce

 

È il momento in cui i discorsi, da fumosi che erano, si fanno incomprensibili. L’angoscia che tormenta l’animo del leader si riflette nelle sue dichiarazioni, che assumono un tratto eracliteo: non c’è più nulla di saldo e sicuro, tutto diventa al tempo stesso fluido e oscuro. Non ci sono più scelte, decisioni, provvedimenti, ma solo processi, necessariamente lunghi e dall’esito ovviamente non scontato, anzi, per essere precisi, nemmeno avvistato. Nelle interviste abbondano le tele da tessere e le convergenze da ricercare, le condizioni che devono maturare e soprattutto i condizionali.

Il terzo stadio è quello dell’esasperazione. Il paziente hegelismo che ha segnato la fase precedente, con l’ossessivo ritornello sulla necessità di fare – o trovare – una sintesi, si piega improvvisamente verso una peculiare forma di empirismo burocratico. È il momento terminale, che nelle dichiarazioni dei protagonisti è caratterizzato dalla fioritura compulsiva di «tavoli» e «cabine di regia» da un lato, dall’altro di «vertici» e persino, osando anche sul piano geometrico, di «prevertici». Qui l’eloquio e la stessa scelta delle metafore, in prossimità degli ultimi sussulti, assume un carattere danzante, curiosamente allegro, ma di un’allegria isterica. È il momento del «cambio di passo», dello «scatto», del «colpo di reni». Sono, in realtà, le contorsioni finali. Fino all’ultimo fremito, la formula che nessun governo ha mai superato, le colonne d’Ercole di ogni crisi di governo: «La fase due».

Arrivati a questo punto, anche il partner di governo più accecato capisce che è tutto finito. Inutile, ormai, rinfacciare all’altro i tradimenti, i messaggini con Salvini o i giochi di sponda con Renzi. Ma bisogna fare attenzione, perché è il momento più pericoloso. Un momento in cui il partner deluso può essere capace di tutto, anche di atti di vero e proprio autolesionismo, fino al suicidio dimostrativo.

E se pensate che queste siano cose da adolescenti, che i leader politici di oggi siano persone serie: beh, guardatevi intorno. Sentite come parlano, come ragionano, come twittano. E vi renderete conto che il turpiloquoio, il burocratese e gli insulti sono il meno. Bisogna pur passare il tempo, e bisogna che la curva esulti (tanto più in vista di una nuova campagna elettorale). Ma c’è voluto del talento per riuscire a governare senza diventare adulti.

 

 

 

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