Se si guarda solo ai numeri non c’è confronto. I leader politici di centrodestra non hanno rivali su Facebook, il social media che più degli altri è destinato alla comunicazione politica. Matteo Salvini (3,5 milioni di “like”) e Giorgia Meloni (1 milione) pubblicano molti post (il leader del Carroccio anche una quindicina al giorno, la presidente di Fratelli d’Italia in media una decina), ma non interagiscono con gli utenti. Ne accendono le «reazioni» e i commenti, che fluttuano però nel web senza risposte. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha iniziato invece una mirata e limitata strategia di dialogo. Matteo Renzi, protagonista di numerose dirette Facebook #Matteorisponde, sembra aver smesso di interagire da quando non è più premier. E sono invece il sindaco di Parma Federico Pizzarotti (su Facebook) e l’ex ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda (su Twitter) i leader politici più interattivi.
La comunicazione “verticale” del centrodestra
«C’è una linea di tendenza generale: pensare ai social non come uno spazio realmente interattivo e dialogico, ma solo come un altro luogo in cui far passare i propri messaggi in modo verticale. Se i social, nella testa dei politici, servono (solo) a quello, è inevitabile pensare alle risposte come una perdita di tempo» dice Dino Amenduni esperto di comunicazione politica e pianificazione strategica dell’agenzia di comunicazione Proforma. «Salvini non interviene mai perché la sua è un tipo di comunicazione di tipo verticale. I post pubblicati servono per creare “engagement” e suscitare polemiche e discussioni o scatenare insulti. Ma l’approccio è plebiscitario. I social non sono un luogo di riflessione. A ciò si aggiunge il gran numero di post pubblicati e commenti, che rendono obiettivamente non facile il dialogo», spiega Edoardo Novelli, docente di comunicazione politica all’Università di Roma Tre.
Doppia interazione per Pizzarotti
Il sindaco di Verona Federico Pizzarotti, che ha circa 130mila “like” su Fb (non pochissimi, considerando che Zingaretti ne ha il doppio: 260mila), seleziona i post. In media ne pubblica 1 o 2 al giorno. E risponde spesso ai commenti. «Rispondo io – dichiara il sindaco, promotore di una lista con +Europa alle europee di maggio – mi piace avere un contatto diretto con chi interagisce con i miei post, tempo permettendo. Cerco sostanzialmente di interagire con due personalità: chi, pur criticando o avendo dubbi sulle mie idee pone domande e riflessioni corrette con cui mi piace confrontarmi, e poi rispondo ai troll o agli odiatori del web – ma io li chiamo i Napalm 51 – con l’arma più potente e geniale che ha inventato l’uomo: l’ironia, una figura retorica che in politica si utilizza poco». Il 1° aprile ha pubblicato anche un post burla nel quale annunciava una sua candidatura alle europee nel M5s con Alessandro Di Battista (in tanti ci sono cascati), che ha suscitato 3.600 reazioni e circa 1.700 commenti.
L’uso orizzontale dei social
Il sindaco di Parma aggiunge: «Rispondere ai commenti non significa solo interagire e aumentare l’engagement, ma dimostrare ascolto e attenzione. I social possono essere utilizzati dall’alto verso il basso, comunicando un proprio pensiero, oppure in modo orizzontale: in 5 anni ho risposto a più di 10 mila email e messaggi privati arrivati direttamente dai miei concittadini e da ogni parte d’Italia, e il numero è in difetto. Tuttavia non possiamo parlare di vero e proprio confronto, sui social. Twitter lo utilizzo di meno, ha una funzionalità diversa rispetto a Facebook. Ma conto in futuro di utilizzarlo di più».
Su Twitter è Calenda il più interattivo
Chi invece si affida a Twitter per dialogare con i suoi “fan” (su Fb sono 87mila e i commenti rari) è l’ex ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, candidato con il Pd alle europee del 26 maggio. Su twitter, dove è iscritto da marzo 2014, Calenda ha 139mila follower. E si diverte a interagire alternando l’ironia («Io più a destra di D’Alema – è una sua risposta – D’Alema più a destra di Emiliano. Emiliano è più a sinistra di Bersani. Bersani è più a destra di Marx (Groucho), Pisapia più a destra di Fassino ma più a sinistra di Monti. Monti è più a destra di Renzi») a considerazioni politiche serie: «Abbiamo un programma solido, ce la giocheremo. Non sono la destra macronista. Le liste avranno perfetta parità di genere e varietà di esperienze».
Un’ora al giorno
«Su twitter passo in media un’ora al giorno, la mattina presto o la sera – spiega Calenda – Vado più spesso su twitter perché è il primo social che ho iniziato a usare». La strategia? «Seleziono le domande sulla base dei trend, ossia dando la preferenza a quelle più ricorrenti. Quella di rispondere ai miei follower – spiega – è una abitudine presa ai tempi in cui stavo al ministero dello sviluppo economico: dedicavo di solito il sabato mattina a interagire sui temi di attualità». L’obiettivo è costruire una «vera comunità» che consente di «capire meglio gli umori delle persone».
Per Zingaretti risposte affidate allo staff
Su Facebook Zingaretti è sbarcato da poco nella sua veste di segretario dem. I post sono oculati: 2-3 al giorno. Dopo un periodo iniziale di rodaggio è stata attivata una strategia per rafforzare il rapporto con la comunità online, alternando post “muti” a post nei quali i commenti sono addirittura sollecitati. E le risposte, firmate “staff”, arrivano. Soprattutto alle domande che creano maggiore “engagement” (dalle proposte per il Sud, al recupero dei voti M5s, alle iniziative per le famiglie).
La svolta digitale del Pd
Ma l’obiettivo dei dem è partire da Facebook per allargare l’orizzonte. E creare una piattaforma web del Pd capace di creare un “ecosisteme digitale”, ossia un luogo di discussione virtuale (con ramificazione su Facebook) dove iscritti, attivisti e simpatizzanti possano lanciare sondaggi e partecipare a forum di discussione tematica. Il modello non è la democrazia diretta M5s affidata alla piattaforma Rousseau, finita di nuovo nel mirino del Garante della Privacy perché non assicura «né la segretezza né la sicurezza del voto degli iscritti ai 5Stelle, il cui risultato può essere manipolato». Ma creare luoghi di partecipazione, in grado di supportare i parlamentari dem. L’0rizzonte resta quello della democrazia rappresentativa.
Premiato l’uso interattivo dei social media
I casi di Calenda e Pizzarotti, Amenduni li commenta così: «Ci sono le eccezioni legate a singole sensibilità individuali. E spesso queste eccezioni sono premiate anche in termini di visibilità mediatica. Spesso il singolo scambio può diventare virale, può essere ripreso dai giornali, finisce nel rullo di programmi come “Propaganda”». Quindi per avere attenzione massima dal più gran numero di persone possibile «non bisognerebbe usare i social media “come un altro posto in cui pubblicare il tuo comunicato stampa”, ma esattamente il contrario», perché «più gestisci i social in modo interattivo più gli utenti continueranno a seguirti perché si rendono conto che lì “succede qualcosa”, e più interazioni positive hai più possibilità ci sono che i media ne parlino, e più i media ne parlano più si ottiene visibilità col metodo classico (cioè con l’esposizione sui media tradizionali)».
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