Il femminismo, quella roba superata. Nelle ultime 48 ore il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nipote di Frederich Drumpf (o Trumpf) emigrato in America dalla Germania a bordo di una nave per sfuggire alla leva militare, ha invitato le deputate statunitensi Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib, Ayanna Pressley e Ilhan Omar a tornare nel «loro Paese d’origine» e un gruppo di soli uomini bianchi over 40 si è riunito al G7 delle Finanze per discutere di problemi delicati, tra cui la disparità di genere.
Episodi apparentemente in contrasto con le recenti nomine di Christine Lagarde alla guida della Bce e di Ursula von der Leyen a capo della Commissione Ue, ma che in realtà affermano un preciso mainstream culturale in atto in Occidente, dove alla questione di genere si risponde assegnando parte dei massimi ruoli dirigenziali alle donne, a patto di una loro virilizzazione. Lagarde e von der Leyen sono state elette in virtù dei loro meriti e della loro impersonale adesione all’establishment europeo, non c’è nessun elemento da cui si evinca che rappresentano una questione di genere. Infatti la frase «Von der Leyen mi schifa e la dovevo votare? La dignità vale più di una poltrona» pronunciata da Matteo Salvini, per quanto sgradevole, assume un significato antieuropeista invece che sessista.
Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib, Ayanna Pressley e Ilhan Omar invece rappresentano ciascuna le proprie singole identità e complessivamente alludono alle contraddizioni nuove dell’America subalterna.
Sono quattro donne di primissimo piano: se non lo fossero Trump non avrebbe bisogno di attaccarle, ma c’è un motivo che ha spinto il Presidente degli Stati Uniti a esibirsi intento a leggere battute sessiste e ingiuriose dal gobbo escludendo così l’ipotesi che fossero frutto di un’improvvisa licenza poetica, e c’entra con l’insidia di un nuovo conflitto sociale nel quale nessuno credeva più.
Esiste un legame tanto più indissolubile quanto più nascosto tra il patriarcato e le categorie pervasive della proprietà, del dominio, dello sfruttamento e della sovranità sulle quali poggia il capitalismo finanziario, estrattivo e predatorio criticato da Bernie Sanders e dalle deputate del partito democratico americano, un legame che non sfugge a Trump in un Paese come gli Stati Uniti, dove basta poco per essere bollati come comunisti, e dove finora sono esistiti due partiti, entrambi moderati, la destra liberista, e il centro liberale, che ogni tanto si grattava rispondendo a improvvise pruderie intorno ai temi sociali.
La ragione per cui Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib, Ayanna Pressley e Ilhan Omar sono attaccate così frontalmente da Donald Trump è nella loro critica al capitalismo a partire dai suoi fondamenti, una critica resa intollerabile dalle modalità con cui queste donne assurgono alle cariche politiche. Modalità identitarie, diverse dalla pur democratica Nancy Pelosi e inconciliabili con quelle delle neo elette in Europa, perfettamente inserite nel mainstream culturale maschile, con tutti i tailleurs, i colori pastellati e i modelli paludati del potere.
It’s an old boys’ club dicono negli ambienti della finanza a New York, e le immagini del summit di soli uomini a Chantilly testimoniano visivamente il detto americano, che in italiano più o meno si traduce così: nel 2017 il 23% delle donne italiane non aveva un conto corrente (con picchi del 40% nelle Regioni del Sud) e solo il 21% disponeva uno personale. Il 17% delle donne che lavoravano non aveva nemmeno un conto corrente. Fuori dalle banche, il costo complessivo annuo della violenza sulle donne è stato di 17 miliardi di euro, per un totale di 6 milioni di donne coinvolte in violenza fisica ed abusi economici.
Le chiacchiere della vecchia Europa sull’empowerment femminile, per giunta condotto da soli uomini, sembrano destinate a perdere nettamente il confronto con le novità offerte dal panorama oltre Oceano. A distanza siderale dai modelli di omologazione che le oligarchie politico-finanziarie europee propongono alle donne, negli Usa stanno nascendo meccanismi di costruzione della leadership politica fondati dal basso, dalla radicalità dei conflitti sociali, all’interno delle innumerevoli contraddizioni di genere, razza, classe e religione che segnano le linee di frattura di un Occidente mai tanto polarizzato.
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