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Proporzionale o maggioritario? Bivio Umbria per la legge elettorale

I riflessi del voto di domenica

L’Umbria è il primo test di gradimento per il governo giallo-rosso e dall’esito delle elezioni dipende anche il destino della legge elettorale: possibile maggioritario in caso di vittoria di Bianconi, proporzionale in caso di sconfitta

di Emilia Patta

25 ottobre 2019


 

3′ di lettura

Il candidato “civico” Vincenzo Bianconi, albergatore del lusso scelto dal M5s e dal Pd per la presidenza dell’Umbria, porta sulle sue spalle una responsabilità che non riguarda solo il futuro della (ex?) regione rossa. Come a volte accade quando la politica è in una fase di grande cambiamento, e dunque di confusione, anche le elezioni in una sola Regione finiscono per diventare il bivio dal quale dipenderanno le future scelte a livello nazionale.

Test sull’alleanza giallo-rossa (e sul suo futuro)
L’Umbria è il primo test di gradimento per il governo giallo-rosso, nonché il primo test sulla politica delle alleanze per un M5s fin qui tetragono nel rivendicare e praticare l’autosufficienza sempre e comunque. E soprattutto è per il Pd guidato da Nicola Zingaretti il primo test per verificare se l’anomala alleanza di governo con il M5s può trasformarsi – così come vorrebbe il segretario dem – in un’alleanza strutturale anti-sovranista da riproporre non solo alle prossime regionali (in Calabria e soprattutto in Emilia Romagna, a gennaio) ma anche alle prossime politiche.

Zingaretti punta alla coalizione stabile tra M5s e Pd
Zingaretti sta puntando molto sulla trasformazione dell’alleanza di governo in alleanza strutturale. Chiaro che il segretario del Pd ha come primo obiettivo quello di non perdere la regione rossa per eccellenza, ossia l’Emilia Romagna guidata da Stefano Bonaccini. Se dall’Umbria arriverà un segnale positivo (la vittoria, certo, ma anche una sconfitta dignitosa), allora potrà esserci il via libera a un candidato di area pentastellata in Calabria in cambio dell’appoggio del M5s al candidato del Pd (molto probabilmente lo stesso Bonaccini) in Emilia Romagna. E soprattutto si potrà cominciare a ragionare seriamente del futuro modello elettorale.

Il rilancio del sistema maggioritario contro Renzi
Come si ricorderà la riforma della legge elettorale, necessaria anche per adeguare il sistema al ridotto numero dei parlamentari dopo il via libera alla riforma costituzionale l’8 ottobre scorso, fa parte del programma di governo. Il modello su cui si era trovato l’accordo tra M5s e Pd già nella fase della formazione del Conte 2 era un sistema proporzionale con uno sbarramento congruo (4 o 5%) per evitare la frammentazione. Nelle settimane successive è stato però lo stesso Zingaretti a frenare sulla soluzione proporzionalista rilanciando il maggioritario a doppio turno nazionale: in sostanza una sorta di Italicum 2.0 con il ballottaggio tra i primi due partiti o coalizioni e la possibilità di apparentamento tra primo e secondo turno.

Italia viva e la «terza via» tra sovranismo e matrimonio M5s-Pd
Si tratta di un sistema che spinge a schieramenti contrapposti e alle alleanze dichiarate prima del voto e non dopo come avverrebbe con un sistema proporzionale: chiaro l’intento del segretario del Pd di mettere in difficoltà la neonata Italia Viva di Matteo Renzi. Solo un sistema proporzionale permetterebbe infatti all’ex premier di giocare una campagna elettorale da “terza via” tra il sovranismo di Matteo Salvini e l’alleanza strutturale M5s-Pd da lui avversata.

 

 

 

 

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