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Puglia, doppia preferenza affondata da 2mila emendamenti. Stasera un decreto del governo

MICHELE EMILIANO

verso le elezioni regionali

Nonostante la diffida del premier Giuseppe Conte, il Consiglio regionale dopo cinque ore non riesce a trovare un accordo. Il caso in Consiglio dei ministri. Emiliano: «Mi assumo la responsabilità politica di quanto avvenuto»

di Manuela Perrone

Il governatore della Puglia, Michele Emiliano

29 luglio 2020


3′ di lettura

La modifica della legge elettorale in Puglia per introdurre la doppia preferenza di genere e adeguare il sistema ai princìpi costituzionali e alle norme della legge 20/2016 è stata sepolta da 2mila emendamenti (di cui 1.946 da Fratelli d’Italia) e da oltre cinque ore di discussione in Consiglio regionale. Vane: nella notte del 28 luglio, quando scadeva il termine fissato dal governo per adeguarsi, i consiglieri hanno alzato bandiera bianca e il presidente Mario Loizzo ha dovuto prendere atto della mancanza del numero legale, «causa le numerose assenze tra i banchi della maggioranza».

In arrivo un decreto legge del governo

Nella diffida firmata dal premier (di origini pugliesi) Giuseppe Conte, datata 23 luglio, si alludeva esplicitamente all’esercizio dei poteri sostitutivi in caso di inottemperanza. Decorso il termine del 28 luglio – recitava l’atto – «si fa riserva di adottare ogni ulteriore atto di cui il governo ha facoltà secondo legge». E infatti, come confermano fonti dell’esecutivo, già al Consiglio dei ministri di mercoledì 29 luglio, convocato alle ore 20 soprattutto per approvare la delibera di proroga dello stato di emergenza al 15 ottobre, approderà un decreto legge che riguarderà non soltanto la Puglia guidata dal governatore dem Michele Emiliano (che andrà al voto il 20 e 21 settembre), ma anche le altre cinque regioni rimaste inadempienti già segnalate dal ministro Pd degli Affari regionali, Francesco Boccia, nella sua informativa al Cdm del 25 giugno: Calabria, Valle d’Aosta, Piemonte e Friuli Venezia Giulia.

 

Il mea culpa di Emiliano

«Mi assumo la responsabilità politica di non essere riuscito a convincere la maggioranza in Consiglio ad approvare la doppia preferenza di genere, che è un punto essenziale del nostro programma», è il mea culpa su Facebook del governatore Emiliano. «Ieri in quell’aula ho provato gli stessi sentimenti di sdegno che oggi tante pugliesi e tanti pugliesi stanno esprimedo. Ho già contattato il governo per informarlo di quanto accaduto e dando il mio pieno consenso all’emissione di un provvedimento che introduca la doppia preferenza. La battaglia continua».

Le associazioni: «Vicenda penosa»

La resistenza mostrata dalla Puglia, che conta appena 5 donne su 50 consiglieri totali, lascia l’amaro in bocca alle tante associazioni, nazionali e locali che si battono da anni per la modifica del sistema elettorale. La Liguria di Giovanni Toti, per dire, è riuscita ad adeguarsi dopo la prima informativa del ministro Boccia (Pd), supportato dalla ministra renziana delle Pari opportunità, Elena Bonetti. Martedì 28, proprio durante la discussione in Consiglio, Boccia ha incontrato online le presidenti di Rete per la Parità e DonneinQuota, Donatella Martini e Rosanna Oliva. Unanimi nel definire «penosa» la vicenda pugliese.

«Un autogol per le regioni»

«Noi andremo avanti anche se si dovesse prospettare un ricorso alla Corte costituzionale», afferma Oliva. «I consiglieri pugliesi non hanno neanche considerato che questo tentativo di mantenere la politica in mani maschili costituisce un autogol, perché finisce per rafforzare le polemiche e le perplessità provocate in questa fase di pandemia in merito alle competenze regionali e a quella sulla sanità».

 

 

 

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