L’ultimo libro di Guido Compagna edito da Rubbettino in libreria da pochi giorni prima che scattasse il lockdown è un omaggio a quella cultura politica allenata dalle colonne della rivista Nord Sud del padre Francesco
di Gerardo Pelosi
3′ di lettura
Prima o poi arriva sempre quel momento “di verità” in cui occorre fare i conti con il proprio passato. Ma quando il proprio passato coincide, per vocazione personale e storia familiare, con la rinascita democratica di un Paese sconfitto dalla guerra e pieno di desiderio di libertà può succedere quello che è successo a Guido Compagna, giornalista che per oltre 30 anni ha raccontato le vicende sindacali e politiche prima alla Voce repubblicana e poi al Sole 24 ore. Succede, cioè, che una volta deposte le armi del giornalista impegnato a descrivere unicamente la “verità dell’istante” per dirla con Bernardo Valli, ci si ritrovi a frugare nei cassetti della memoria per capire se un’altra sfida è ancora possibile. Quella di “dare un senso” ai 30 anni passati da cronista raccontando la propria formazione politica e culturale, quella che gli ha dato gli occhi per guardare con spirito laico (ma condito sempre con ironico distacco) alle vicende della politica italiana.
L’eco di Benedetto Croce e Gaetano Salvemini
Una sorta di omaggio alla fortuna che lo ha fatto nascere in una famiglia importante di Napoli più per il potere culturale che per il benessere economico. L’ultimo libro di Guido Compagna edito da Rubbettino “Quando eravamo liberali e socialisti. Cronache familiari di una bella politica” in libreria da pochi giorni prima che scattasse il lockdown è tutto un omaggio a quella cultura politica allenata dalle colonne della rivista Nord Sud del padre Francesco. Un microcosmo nel quale si viene rapiti anche per le storie minori dei personaggi che fanno da contorno alla fatica della politica fatta di polvere e comizi, lacrime e sorrisi di tradimenti e riappacificazioni. Ma, appunto, la politica con la P maiuscola.
Una storia personale che si fa destino nel momento in cui il ragazzo Guido incrocia solo per un attimo la voce e le attenzioni di un mostro sacro come Benedetto Croce o intercetta a Sorrento un mezzo colloquio tra il padre e Gaetano Salvemini. Il liberalismo e il socialismo. Due mondi che dialogano ma prudentemente senza alcun trattino. Non quindi, tiene a precisare Guido Compagna, il liberal-socialismo dei fratelli Rosselli e del Partito d’azione ma due entità distinte che rappresentano le due anime della storia politica italiana.
Da Nord e Sud alla Voce Repubblicana
Il modo, poi, in cui questa ”bella politica” prende forma e si sviluppa nelle redazioni di Nord Sud (1954), del Mondo di Pannunzio e della Voce repubblicana merita da sola un’ approfondita analisi quasi antropologica per i personaggi che ne abitano le redazioni, per come vengono illustrati i meccanismi di funzionamento quasi artigianali di quei fogli che hanno smosso coscienze, fatto riflettere, creato consenso.
Sullo sfondo c’è, per tutto il libro, la storia di un rapporto forte, decisivo per le scelte future, quello tra il padre Francesco e il suo primogenito Guido. Un padre nato liberale che si avvicina ai repubblicani perché non condivide la svolta a destra di Malagodi. Un figlio, Guido, che scopre la politica al liceo Umberto e approda alla sezione socialista di Chiaia Posillipo. E’ un bel pezzo di storia raccontato con dettagli e qualche aneddoto fino agli scontri elettorali, ai congressi nazionali alle scelte di politica internazionale dai carri armati a Praga all’europeismo all’atlantismo. Ci sono i ritratti vividi di un album di famiglia che comprende personaggi come lo storico Giuseppe Galasso (amico ma competitore del padre Francesco) c’è l’anima di Nord Sud, Rosellina Balbi poi responsabile delle pagine culturali di Repubblica. E a Roma, alla Voce, Giuseppe Ciranna ed Ennio Ceccarini che avevano trasformato (anche su sollecitazione di Ugo la Malfa) un quotidiano di partito in un mondo a sé. Poi con leggerezza (che non è superficialità) Guido ripercorre i suoi anni di cronista prima sindacale e poi politico al Sole 24 ore. Dove incontrerà di nuovo alcuni suoi colleghi della Voce uno soprattutto Aldo Carboni, grande tennista, divoratore di libri appassionato anche lui della bella politica. Di altri colleghi della Voce “catapultati” al Sole il ricordo invece sfuma.
Ma anche scoop come per la disdetta della scala mobile
Un’ultima cosa: con eleganza Guido ci ricorda che nel suo palmares anche lui ha all’attivo uno scoop importante. In un convegno di Federmeccanica sul lago d’Orta Paolo Annibaldi, direttore di Confindustria confida a lui e a Sergio De Vecchi della Stampa che di lì a qualche giorno la Confindustria avrebbe disdettato l’accordo sulla scala mobile. Ma per non essere accusati il giorno dopo di essersi prestati ad un’operazione Fiat- Confindustria coinvolgono anche l’Unità per coprirsi a sinistra e il Tempo per coprirsi a destra. Repubblica e Corriere restarono a bocca asciutta. Insomma non solo bella politica. Anche buon giornalismo.
https://www.ilsole24ore.com/art/quando-eravamo-liberali-e-socialisti-storie-bella-politica-ADXZUbO