Matteo Renzi passa al contrattacco del governo, mettendo in campo la sua agenda contro l’Agenda 2023 del governo. Una tabella di marcia in quattro punti, presentata ieri al Senato: il “piano shock” da 120 miliardi sulle opere pubbliche che sostituisce lo “sblocca cantieri” gialloverde; la “giustizia giusta” contro la legge Bonafede sulla prescrizione; l’elezione diretta del presidente del Consiglio (il sindaco d’Italia); e la cancellazione del reddito di cittadinanza grillino. Una road map che mira a mettere in fibrillazione la maggioranza giallorossa, ridisegnando l’Agenda 2023, che Giuseppe Conte proprio ieri ha precisato di voler sottoporre presto al Parlamento. Un modo per dire: il governo ha già il suo programma e nessuno può dettarne un altro.
Ma il calendario renziano è a tamburo battente e scopre molti dei talloni d’Achille del governo. Dopo la presentazione del piano “Italia Shock” di ieri al Senato, il 27 febbraio si terrà l’evento “Giustizia giusta” e il 2 marzo gli “Stati generali dell’economia”, da cui partirà la battaglia al reddito di cittadinanza. In mezzo, l’assemblea nazionale di Italia Viva, il 22 febbraio, in contemporanea con quella del Pd. E l’incontro con Giuseppe Conte della prossima settimana, richiesto da Renzi e accettato a distanza dal premier. «Sono sempre disponibile», ha detto Conte.
In quell’occasione, Renzi porterà sulla scrivania di Palazzo Chigi il decreto «già pronto» con i sei articoli del suo piano sulle infrastrutture. Sei punti per semplificare le procedure burocratiche e far ripartire i cantieri fermi, dalle autostrade agli aeroporti. Si va dalla riforma dei livelli di progettazione alla nomina di commissari straordinari per gli interventi infrastrutturali prioritari, dal giro di vite sui limiti di tempo per chiudere i ricorsi che bloccano i lavori al ripristino delle strutture di missione contro dissesto idrogeologico ed edilizia scolastica cancellate dai gialloverdi. In allegato, è stato presentato anche un elenco delle opere da sbloccare, regione per regione. Tenendo in mente due esempi di «buon funzionamento», ha detto Renzi: «La costruzione del nuovo ponte di Genova e l’Expo di Milano». Quel “modello Genova” che anche la deputata di Forza Italia Maria Stella Gelmini ha annunciato nel suo “piano shock” per sbloccare dieci opere strategiche. Questa la proposta di Renzi: «Mettete 100 commissari nei cantieri più importanti del Paese e l’Italia svolta. Se volete salvare l’Italia, la struttura commissariale è l’unica possibile».
Un invito che sembra anche una provocazione, perché arriva il giorno dopo l’annuncio della ministra Pd alle Infrastrutture, Paola De Micheli, di voler chiedere l’autorizzazione al Parlamento per la nomina di 12 commissari per sveltire l’attuazione delle 12 principali opere indicate nello “sblocca cantieri” dell’ex ministro Danilo Toninelli, che aveva redatto un elenco di 77 cantieri per un valore di 38 miliardi. «Lo “sblocca cantieri” non ha funzionato: prevedeva norme farraginose e incomprensibili che non sbloccavano alcunché», ha detto il deputato di Italia Viva Luciano Nobili.
Secondo i calcoli presentati dal senatore Riccardo Nencini, ci sarebbero già 70 miliardi stanziati che potrebbero essere sbloccati per le opere finanziate dai governi Renzi e Gentiloni e poi messe in standby o posticipate dal governo Conte 1. «Il nostro obiettivo è quello di dare una mano al Paese. Sia che continuiamo a stare in maggioranza, sia che la maggioranza sia un’altra come ipotizzato da chi evoca sostituzione di Italia Viva con i responsabili. In ogni caso daremo al governo e al Parlamento questo nostro lavoro», ha detto Renzi. «Così è molto più facile trovare un lavoro che non trovare un sussidio».
Ed è chiaro che il “piano shock” è anche un attacco ai Cinque Stelle alleati di governo e al loro reddito di cittadinanza, proprio nel giorno in cui Luigi Di Maio elogia i risultati del suo decreto dignità. «Questo è uno dei pezzi più importanti della nostra sfida al populismo», ha spiegato la deputata di Italia Viva Raffaella Paita, che ha coordinato la realizzazione del piano. «Non esiste nessuna decrescita felice, e ci battiamo perché aumentino posti di lavoro e cantieri e certamente non i sussidi».
«Noi porteremo il nostro decreto per lo sblocco dei cantieri a Conte», ha detto Renzi. «Se non ci ascoltano? Sono assolutamente certo della buona fede del ministro De Micheli, che sa quanto un piano del genere sia importante per il Pil. Italia Viva è l’unico luogo di proposte serie per il Paese. Siamo quelli che sblocchiamo, non quelli che blocchiamo il governo».
Ma nel mentre, Renzi e suoi hanno continuato a marcare stretto il governo. Il senatore non si è presenta in aula al Senato per votare la fiducia sul decreto legge intercettazioni, anche se Italia Viva ha assicurato la fiducia al governo. Ma nello stesso giorno per dieci volte, alla Camera, i renziani hanno votato in dissenso rispetto al parere del governo sugli ordini del giorno al decreto Milleproroghe. Votando ancora una volta con le opposizioni sulla prescrizione.
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