Un grosso calo per il Movimento 5 Stelle che è passato dal 32,68 per cento del 2018 a circa il 17 per cento, diventando il terzo partito più votato dopo il Partito Democratico, che domenica ha ricevuto il 22,7 per cento dei voti. Il notevole risultato arriva dalla Lega, 34,34 per cento dei voti ricevuti diventando di gran lunga il primo partito in Italia, che è stato anche uno dei partiti che ha fatto meglio a livello europeo. Matteo Salvini, ha ribadito di non avere intenzione di far cadere il governo o chiedere un rimpasto, spiegando che «il mio avversario resta la sinistra, gli alleati di governo sono amici con i quali domani si torna a lavorare serenamente».
Anche Forza Italia è calata molto rispetto alle politiche del 2018, passando dal 14,1 per cento all’8,79 per cento: un risultato solo di poco migliore di quello di Fratelli d’Italia, che invece è cresciuto passando dal 4,35 per cento del 2018 al 6,47 per cento. In tutto ha votato il 56,09 degli aventi diritto, in leggero calo rispetto alle europee del 2014.
In queste elezioni Europee i risultati parlano chiaro: i sovranisti si sono fermati, anche non nel modo in cui si pensava inizialmente. Sono, ad esempio, primi in Italia, Francia e Regno Unito – non un risultato di poco conto – ma deludono in Germania, Olanda, Spagna e altrove.
Il parlamento europeo rimane quello tradizionale popolari, socialisti e liberali – insieme – hanno la maggioranza. Questa la distribuzione dei seggi al parlamento europeo: Ppe (popolari) 177 seggi, Alde (liberali) 101 e socialisti 147. Al parlamento europeo c’è stato un exploit dei sovranisti, come detto, ma con una tenuta sostanziale da parte delle forze tradizionali.
Certo, quella dell’Alde è una vittoria dal sapore amaro: ottiene più seggi rispetto alle ultime elezioni europee, in larga parte grazie all’adesione del partito del presidente francese Emmanuel Macron, che tuttavia è stato sconfitto dal partito della sua rivale Marine Le Pen, la quale ha anche chiesto che venga sciolto il parlamento in Francia.