Due pagine e mezza per spiegare perché il presidente della Camera non può più intervenire per ripescare alcuni emendamenti dichiarati inammissibile che avevano lo scopo di salvare Radio radicale. La lettera, firmata da Roberto Fico, riporta la data del 31 maggio e ha come destinatari Luigi Marattin (Pd), Renato Brunetta (Fi) e Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia).
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I tre deputati dell’opposizione si erano rivolti, separatamente e per iscritto, al numero uno di Montecitorio per sollecitare un intervento della Presidenza della Camera perché fosse rivista la bocciatura per inamissibilità delle proposte di modifica al decreto crescita che puntavano alla proroga della convenzione (ormai scaduta) tra il ministero dello Sviluppo economico e l’emittente radicale per la trasmissione delle sedute parlamentari. Nella stessa seduta del 21 maggio era stato bocciato anche un emendamento della Lega (prima firma di Massimiliano Capitanio) che aveva lo stesso scopo.
«Ho attentamente valutato le questioni da Voi poste alla luce delle norme regolamentari e delle relative prassi applicative» è la premessa dell’esponente del Movimento 5 Stelle che ricorda ai colleghi qual è stato il criterio adottato dai presidenti delle commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera per valutare l’ammissibilità degli emendamenti: «Favorire la crescita economica attraverso interventi di natura fiscale e di sostegno alle attività produttive, rilancio degli investimenti privati, tutela del made in Italy, risoluzione di specifiche situazioni di crisi, nonché intervento in favore degli enti locali». Ebbene, secondo Fico, le proposte che miravano a prorogare la convenzione con il Centro di produzione spa non rientrano in nessuna di queste finalità. Il giudizio di innammissibilità pronunciato dalle commissioni guidate da Claudio Borghi (Lega) e Carla Ruocco (M5S), sottolinea il presidente della Camera, è quindi legittimo e non può essere rivisto.
Quelle di Marattin, Brunetta e Lollobrigida a sostegno della proroga della concessione, riconosce il presidente della Camera, sono «ragionevoli considerazioni» ma non bastano a superare il «giudizio di estraneità» pronunciato dalle commissioni e basato sul regolamento. Ed è questo il criterio al quale si devono ispirare le decisioni della presidenza della Camera che sono, ricorda Fico, «valutazioni di tipo tecnico». Quelle politiche spettano al Governo che, attraverso il sottosegretatio Vito Crimi (M5S), ha fatto sapere che non sono cambiate: la convenzione non va rinnovata.
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