Pd e Iv in pressing per un riequilibrio complessivo dell’informazione pubblica, un assetto considerato ancora espressione della vecchia alleanza giallo-verde
di Nicola Barone
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Malgrado svariati rinvii per i tanto vociferati cambi ai vertici dei telegiornali della Rai non è ancora aria. Alla riunione del consiglio di amministrazione previsto per venerdì in mattinata non arriverà alcuna proposta da parte dell’ad Fabrizio Salini. Un indietreggiamento letto da chi segue il dossier come inequivocabile segno della mancata quadra sul piano politico circa i nomi.
La maxi multa per violazione del pluralismo
L’unico curriculum inviato ai consiglieri è allo stato quello di Marcello Ciannamea per la guida della direzione Distribuzione. Nel mentre Salini starebbe preparando per la riunione un discorso sulla situazione e le prospettive dell’azienda. Ogni possibilità rimane aperta, anche la residua evenienza di un’accelerazione in extremis. Sulla responsabilità delle testate di Viale Mazzini non è un mistero per nessuno sia in atto da settimane la pressione dei partiti diventati nel frattempo maggioranza. Il motivo, un riequilibrio complessivo dell’informazione pubblica essendo l’assetto attuale considerato ancora espressione della vecchia alleanza giallo-verde. Cui la recente maxi multa da un milione e mezzo di euro inflitta dall’Agcom per violazione del pluralismo ha fornito ulteriore carica polemica.
Pd: Salini incapace di decidere, valuti se lasciare
Nel pacchetto al quale si stava lavorando, l’ex dg Mario Orfeo era dato al Tg3 in sostituzione di Giuseppina Paterniti, quest’ultima verso Rainews 24 al posto di Antonio Di Bella, favorito a sua volta per la direzione Approfondimenti. «Ancora una volta l’ad Salini rinvia il rinnovo dei vertici dell’informazione Rai, peraltro necessario alla luce anche della multa monstre comminata dall’Agcom per violazione degli obblighi del contratto di servizio in tema di pluralismo, trasparenza e imparzialità, dimostrando la sua incapacità di decidere». In una nota il vicecapogruppo del Pd alla Camera dei deputati Michele Bordo esprime il dissenso per lo stallo in corso. « Non se ne può più della paralisi del servizio pubblico e della palude nella quale Salini e l’attuale management della Rai tengono in ostaggio la più grande azienda culturale del Paese. Si metta fine a questa agonia del servizio pubblico: ribadiamo che per quanto ci riguarda il tempo è finito e l’ad Salini deve valutare se proseguire, a questo punto, con la sua esperienza in Rai così come se continuare a tenere ai vertici dell’informazione i protagonisti della peggiore stagione in termini di pluralismo e informazione degli ultimi anni».
Iv: serve colpo di reni con coraggio
Anche il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Michele Anzaldi, in una lettera aperta all’amministratore delegato della Rai, non risparmia riserve, come del resto più volte accaduto. «Mi auguro che con le sue comunicazioni possa finalmente e con coraggio dare un colpo di reni alla situazione, dopo un anno e mezzo di pressioni, scivoloni, violazioni, diktat e intromissioni dei partiti azionisti di maggioranza». L’esponnete di Iv tra i vari suggerimenti non richiesti ricorda che il cda «è nominato dal Parlamento e dal governo per 6 membri su 7: come si può pensare di governare la Rai con una maggioranza in consiglio diversa dalla maggioranza in Parlamento? Al presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia dovrebbe chiedere di ristabilire il rispetto della legge in cda, con la nomina di un vero presidente di garanzia. Come può pensare di andare avanti un cda presieduto da Marcello Foa, imposto da Salvini con una forzatura delle regole? Tre consiglieri di nomina politica su sei sono stati nominati dalla destra: è evidente che sia necessario un riequilibrio con il cambio di maggioranza».
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