Quando l’ex cardinale americano Theodore McCarrick, oggi 90/enne, accusato di aver compiuto per lungo tempo abusi omosessuali sia su giovani seminaristi sia su minori – e per quest’ultimo delitto privato da papa Francesco della porpora nel luglio 2018 e ridotto allo stato laicale nel febbraio 2019 al termine di un processo canonico – fu promosso prima da papa Paolo VI vescovo ausiliare di New York (1977), poi da Giovanni Paolo II vescovo di Metuchen (1981), arcivescovo metropolita di Newark (1986), quindi arcivescovo metropolita di Washington (2000) e creato cardinale (2001), la Santa Sede non era al corrente dei suoi abusi o comunque, in particolare al momento della nomina a Washington, ha agito sulla base di informazioni parziali e incomplete. E’ quanto emerge dal “Rapporto sulla conoscenza istituzionale e il processo decisionale della Santa Sede riguardante l’ex cardinale Theodore Edgar McCarrick (dal 1930 al 2017)”, redatto dalla Segreteria di Stato per volontà di papa Bergoglio e pubblicato oggi dopo un lavoro di documentazione e indagine durato due anni.
Il Rapporto, di 400 pagine, si basa sull’esame di una massa di documenti dei vari Dicasteri della Curia romana e della Nunziatura di Washington, ma anche su 90 interviste testimoniali, raccolte fra maggio 2019 e ottobre 2020, “di durata variabile tra una e trenta ore”: sentiti anche cardinali e vescovi degli Stati Uniti, funzionari della Conferenza episcopale Usa, ex seminaristi e sacerdoti di diverse diocesi, vari segretari di McCarrick. Non affronta comunque la questione della colpevolezza dell’ex cardinale per il diritto canonico, poiché già definita dal processo della Congregazione per la Dottrina della fede, conclusosi con le dimissioni dallo stato clericale.
Ascoltate, però, “numerose persone che hanno avuto contatti fisici diretti con lui”, nelle cui lunghe interviste, “speso emotive”, si descrive “una gamma di comportamenti comprendenti abusi o aggressioni sessuali, attività sessuale non voluta, contatti fisici intimi e condivisioni dello stesso letto senza contatti fisici”, oltre ad “abusi di autorità e di potere compiuti da McCarrick”. Il tutto messo a disposizione del Papa. Non manca l’avvertenza che “per i lettori che hanno subito abusi o molestie sessuali” le sezioni col racconto degli episodi “potrebbero risultare traumatizzanti e dovrebbero essere accostate con cautela”. Alcune “non sono adatte ai minori”.
Esaminate anche le “attività internazionali” di McCarrick in cinque decenni, i suoi viaggi per conto di istituzioni ed enti benefici e persino del Dipartimento di Stato Usa, la “diplomazia soft” per conto della Santa Sede, l'”apprezzata abilità” nel fundraising, che però “non fu determinante nella presa delle decisioni più importanti che lo riguardavano, compresa la sua nomina a Washington nel 2000”. Inoltre, “l’indagine non ha provato che i doni e donazioni fatti abitualmente da McCarrick abbiano mai influenzato le decisioni significative prese dalla Santa Sede a suo riguardo”.
Il Rapporto vaticano sull’ex cardinale McCarrick “è’ un altro tragico capitolo della lunga battaglia della Chiesa per confrontare i crimini di abuso sessuale del clero”. Lo ha detto l’arcivescovo di Los Angeles e presidente della Conferenza episcopale americana, José Gomez.
Fonte Ansa.it