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Regionali: dopo l’intesa Salvini-Cav-Meloni, per il Pd il nodo dell’alleanza con i renziani

AL VOTO OTTO REGIONI

Nel centrodestra Emilia e Toscana dovrebbero spettare alla Lega, Marche e Puglia a Fdi, Calabria e Campania a Fi. Ricandidati Zaia (Veneto) e Toti (Liguria)

di Andrea Marini

8 dicembre 2019


Salvini: plastic tax? Anche se la rinvii, sempre tassa è

4′ di lettura

Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni hanno stretto l’accordo per i candidati alle prossime regionali. L’intesa, pur in stato avanzato, non è ancora definitiva (non sono stati ufficializzati tutti i nomi dei candidati governatore sostenuti dalla coalizione Lega-Fi-Fdi). Ma la mossa costringe il centrosinistra a trovare una intesa al suo interno. Dopo il ko in Umbria, pare molto difficile l’ipotesi di candidati comuni Pd-M5S. Per questo l’obiettivo minimo è quello di ricompattare Pd e renziani, soprattutto in quelle regioni dove questi ultimi sono forti (come in Toscana).

Al voto in 22 milioni
Il 26 gennaio si voterà in Emilia Romagna e Calabria. Nella primavera del 2020 toccherà poi a Veneto, Toscana, Campania, Puglia, Marche e Liguria. Una maratona che coinvolgerà oltre 22 milioni di elettori (circa la metà del corpo elettorale).

In Emilia Romagna compatti su Bonaccini
In Emilia Romagna (al voto il 26 gennaio) l’egemonia del centrosinistra è minacciata dal centrodestra unito dal traino leghista, che ha messo in campo la fedelissima di Salvini, Lucia Borgonzoni. I dem sono compatti dietro il governatore uscente Stefano Bonaccini, che ha ottenuto l’appoggio anche dei renziani (che non presenteranno una propria lista). Lo scontro tra centrodestra e centrosinistra è più che mai incerto, dopo che i 5s hanno deciso di correre con un proprio candidato e non appoggiare il Pd (neanche con una desistenza). Bonaccini può sperare solo in un voto disgiunto degli elettori grillini (croce sulla lista M5S ma anche sul suo nome).

In Calabria Oliverio non vuole farsi da parte
In Calabria, al voto il 26 gennaio, la situazione è incerta. In base all’intesa Salvini-Berlusconi-Meloni, il candidato del centrodestra dovrebbe essere di Fi, che ha fatto il nome del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. Ma la Lega vorrebbe un nome nuovo e quindi potrebbe ritornare in gioco la deputata forzista Jole Santelli, molto vicina a Berlusconi. Con il rischio che Occhiuto rompa e decida di correre con una propria lista. Stesso scenario nel centrosinistra: il Pd, dopo la mancata intesa con il M5S, ha candidato l’imprenditore Pippo Callipo . Ma il governatore uscente del centrosinistra Mario Oliverio non ha intenzione di farsi da parte e potrebbe ripresentarsi da solo.

In Veneto manca lo sfidante di Zaia
L’unica cosa certa in Veneto è il nome dell’uomo da battere: il leghista Luca Zaia , appoggiato da tutto il centrodestra, che ha il vento in poppa. Il centrosinistra non ha ancora individuato l’anti-Zaia (si era parlato dell’ex ministro Carlo Calenda, già uscito dal Pd, che ha però declinato). Decisivo potrebbe essere l’atteggiamento dei renziani, che in regione puntano ad attirare il voto del mondo imprenditoriale. Alcuni esponenti dem hanno lanciato l’idea di rinunciare nelle regionali al simbolo del Pd, per schierare una maxi civica senza simboli di partito.

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