Dopo una lunga fase di tensione, arriva l’accordo. Si scioglie anche il nodo della regolarizzazione dei migranti, dopo due giorni di strappi e discussioni. Anche il capo politico Vito Crimi, che si era detto contrario a una «sanatoria» che avrebbe avuto effetti «morali devastanti», ha definito l’intesa «soddisfacente» perché «mette al centro il lavoro regolare».
Il segnale, arrivato con una nota di Luigi Di Maio in cui rinnova la fiducia a Crimi, apre alla distensione. Come confermerà il ministro per il Sud e per la Coesione territoriale Provenzano, «l’accordo riguarderà braccianti, colf e badanti, anche italiani». Non bandierine, ma diritti.
Anche se di base non ci sono grandi variazioni, – restano i due canali: emersione del lavoro nero e permessi di soggiorno temporaneo agli stranieri – si aggiungono alcune modifiche volute dal Movimento Cinque Stelle: ulteriori precisazioni per escludere dalla norma i datori di lavoro condannati per caporalato, sfruttamento della prostituzione e immigrazione clandestina.
In una intervista al Corriere della Sera, il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova aveva ribadito le sue posizioni, rivendicando l’accordo finale fosse «di altissimo livello», condotto attraverso tutti i canali istituzionali. Non è «che si sono incontrati quattro amici al bar», ha aggiunto.
Dal suo punto di vista l’approvazione dell’accordo e il suo invio in consiglio dei ministri avrebbe messo a repentaglio la credibilità delle istituzioni. «In ballo ci sono temi come la legalità, l’emergenza sanitaria, la giustizia sociale, la lotta al caporalato che ingrassa le organizzazioni criminali». E soprattutto persone: «centinaia di migliaia di colf e badanti che si stanno facendo carico dei nostri anziani, dei nostri bambini, delle disabilità e hanno diritto a essere riconosciuti nella loro dignità».
Si tratta «dii gente sfruttata ai limiti della schiavitù», persone che «vivono nei ghetti, ammassati come topi, ad altissimo rischio contagio».
Regolarizzazione dei braccianti, raggiunta l’intesa nella notte