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Renzi «avvoltoio» di Grillo: c’eravamo tanto odiati

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«Credevamo di cambiare il mondo invece il mondo ha cambiato a noi». Così parlò Nicola Palumbo, indimenticabile professore del Liceo classico di Nocera Inferiore interpretato da Stefano Satta Flores in C’eravamo tanto amati (1974), capolavoro tragicomico di Ettore Scola. Ci torna in mente il suo amaro disincanto a guardare il film di questa particolarissima crisi balneare. Solo che qui il titolo andrebbe aggiornato: c’eravamo tanto odiati, nella circostanza specifica, suona decisamente meglio.

L’immagine di avvoltoio usata da Grillo sul suo blog contro Renzi

Il tempo degli avvoltoi
Mentre Capitan Salvini gira le spiagge per contendere a Jovanotti la palma di migliore beach party d’Italia, Matteo Renzi e Beppe Grillo si inviano infatti segnali di fumo a distanza con un improbabile calumet della pace. Che trasmette zaffate ornitologiche: «Volano degli avvoltoi di nuova generazione: gli avvoltoi persuasori. È una nuova specie di sciacallaggio: invece di aspettare la fine cercano di convincerti che è già avvenuta. Non sono elevati, non volano neppure. In realtà strisciano veloci fra gli scranni: ma è soltanto un’illusione, nient’altro che un’illusione dovuta alla calura», scrive Grillo sul suo blog e l’allusione, per l’appunto, è a Renzi. Ma l’avvoltoio, come ben sanno gli appassionati di spaghetti western, può essere personaggio risolutore. E non è mica vero che sta sempre fermo lì ad aspettare: «Grillo mi chiama avvoltoio», ha replicato Renzi. «Un onore essere insultato da lui. Ma si fa politica per il bene comune, non per “ripicca personale”. Il Governo Istituzionale è la risposta a chi vuole pieni poteri per orbanizzare l’Italia. Avanti».

Il governo di scopo e le storie di ieri
Perché il fondatore pentastellato, all’indomani dell’inizio della fine del governo Conte, ha teso la mano ai due emicicli, invocando un governo di scopo «con chi ci sta» contro i «nuovi barbari». Perché «non si può lasciare il Paese in mano a della gente del genere solo perché crede che senza di loro non sopravviveremmo». E il senatore di Scandicci ha risposto pronto: «Folle votare subito. Governo istituzionale, taglio dei parlamentari e poi il referendum». Insomma: «il mondo», direbbe Satta Flores, «ha cambiato a noi» e ci sono tutti i presupposti per allestire equilibri nuovi. Archiviando il più in fretta possibile le storie di ieri. Che a onor del vero sono tante e tutt’altro che semplici da archiviare.

Matteo Renzi con il segretario Pd Nicola Zingaretti (Ansa)

L’ebetino e i grullini
Sin dalle prime Leopolde, Renzi e renzismo sono stati uno dei bersagli prediletti di Grilo e grillini. Correva l’anno 2009 e correva Renzi per Palazzo Vecchio che si ritrovò etichettato «ebetino da Firenze» dal Blog pentastellato. Quando nel maggio 2013, scaldando i motori per Palazzo Chigi, l’allora segretario Pd posa sulla copertina di Chi nei panni di Fonzie, il meccanico playboy del telefilm Happy Days, l’ex comico genovese ci mette poco a ribattezzarlo «Renzie». Così come Renzi ci metterà poco a trasformare i grillini in «grullini», diminutivo dell’offensivissimo epiteto che in Toscana si indirizza a «chi per eccessiva ingenuità si lascia facilmente ingannare» (Vocabolario Treccani). Quando inoltre, nell’ottobre 2018, dal palco della convention del Circo Massimo Italia 5 Stelle Grillo si abbandonerà a un avventuroso paragone tra i politici e le persone affetta da autismo, Renzi twitterà: «Grillo per me fa schifo».

Avvoltoio… e barelliere
Con queste premesse, è lecito immaginare convergenze politiche tra i due fronti, seppure per un governo di scopo? La mente torna a quel memorabile faccia a faccia in streaming del febbraio 2014, quando Renzi era impegnato con le consultazioni che avrebbero portato alla nascita del proprio governo e Grillo, stavolta, si presentò di persona accompagnato da Gigino Di Maio, al contratto di quanto aveva fatto quando il segretario del Pd era Bersani. «Non sei più credibile perché rappresenti gente che ha disintegrato questo Paese», disse l’ex comico. «Esci da questo Blog, Beppe», provò a esorcizzarlo l’ex sindaco. Finì con gli stracci che volavano, ma stavolta le premesse sembrano diverse. La partita è tutta da giocare e chissà che non sia come la partita di calcio che si vede in un altro film, Pomi d’ottone e manici di scopa (1971), capitolo piuttosto sottovalutato di storia Disney. Dove, per capirci, gli avvoltoi fanno da barellieri agli atleti che s’infortunano.

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