Un «si può fare», non urlato come quello in Frankenstein Junior, ma deciso e convinto anch’esso di poter dare vita a una nuova creatura. Tre parole e una pietra angolare che, dopo l’incontro di martedì al Centro Congressi Rospigliosi di Roma ideato da Carlo Calenda e la sua Azione, pone le basi per una «federazione europeista, garantista e riformista, contro ogni tipo di populismo». Principi che, secondo Benedetto Della Vedova di PiùEuropa, seguono il manifesto lanciato da Stefano Parisi, leader di Energie per l’Italia, e che dovranno guidare il processo federativo verso la valorizzazione di temi offuscati come «lo stato di diritto e la democrazia».
Della Vedova, due giorni fa è andato in scena un incontro tra le forze riformiste del panorama italiano…
La tavola rotonda “Stare insieme si può?” è nata per mettere a confronto esperienze con radici politiche e culturali diverse e per discutere se realmente si può stare insieme.
Quindi?
Insieme si può e si dovrebbe. Dall’incontro ho capito, però, che sotto alcuni aspetti la visione di Calenda è diversa dalla mia, usando un calembour: il leader di Azione dice fondiamoci, io dico fondiamo. Cioè, l’obiettivo a mio avviso dovrebbe essere quello di federare, di mettere insieme in un progetto federativo, promosso da Azione e PiùEuropa, anche altre realtà, associazioni, esperienze.
Che intende con processo federativo?
In questo senso, come quello che a suo tempo attuò la Margherita, si tratta di un’unione di più soggetti in un unico progetto elettorale e politico. Non la fusione immediata in unico soggetto. Il punto di partenza è il perimetro d’azione, e in questo con Calenda siamo in completa sintonia, che non significa destra o sinistra, bensì decidere tra società aperta o società chiusa, dentro l’Europa (ovvero integrazione e multilateralismo) o fuori dall’Europa.
In altre parole, un manifesto anti populista…
Dentro questo perimetro, per l’appunto, non ci possono essere sovranisti o populisti, ma neanche nazionalisti o coloro che pensano di governarci insieme. All’interno di questa area ci sta PiùEuropa fin dall’inizio, ci sta chi ha scelto, con quella che Zingaretti chiama “la scissione”, di uscire dal Pd che governa con i Cinque Stelle, quindi Renzi e la sua Italia Viva (anche se tuttora al governo con i grillini). Questo perché la scelta dell’ex premier è sicuramente quella di non accettare un’alleanza, perlomeno ideologica, con i populisti, e la battaglia intrapresa con Conte nel tema cruciale della prescrizione è la prova evidente. Ci può stare chi dall’esperienza liberale o popolare considera impraticabile, in prospettiva, il rapporto con i Cinque stelle da una parte e Salvini e Meloni dall’altra.
Ad esempio Mara Carfagna?
Forza Italia che continua a parlare di centrodestra con il leader leghista e Giorgia Meloni rimane un avversario in questo frangente. Chi decidesse invece di fare un scelta, a questa deriva del partito di Silvio Berlusconi, di alternativa e opposizione, avrebbe il lascia passare per entrare in tale perimetro.
Per quanto riguarda i temi caldi dell’agenda politica, avete opinioni comuni anche sul nodo della prescrizione e del taglio dei parlamentari?
Ho letto che Calenda voterà no al referendum sul taglio dei parlamentari, e PiùEuropa è schierata dal principio con il proprio comitato contro questa riforma dei Cinque Stelle. Salvo colpi di scena, anche Italia Viva dovrebbe essere sulla stessa linea di pensiero, o meglio, mi farebbe piacere che l’opinione del partito di Renzi fosse quella di Roberto Giachetti. Sulla prescrizione, invece, come emblema di una federazione che oltre degli europeisti è anche quella dei garantisti, ovvero di coloro che credono nelle garanzie e nello stato di diritto, la riforma grillina è sicuramente un discrimine.
Ipotizzando la riuscita di questa “progetto federativo”, oltre alle posizioni sul dossier giustizia, quale sarebbe la vostra proposta?
Credo che questa federazione dovrebbe partire da una vera e alta discussione programmatica sui temi dello stato di diritto e della democrazia, sui temi della scuola, della sanità e della riconversione ecologia dell’economia in una chiave competitiva. La prima sfida è aprire un confronto sulle politiche e sulle eventuali scelte da attuare. La linea guida, ripeto, è quella di un progetto europeista, garantista, ecologista innovatore. Diciamo che viene semplice definire le politiche in alternativa a quelle del Conte 1 e del Conte bis: quindi no a Quota 100, no reddito cittadinanza, no al blocco della prescrizione, no ai decreti sicurezza.
Pensa che sarà altrettanto facile ritagliarsi uno spazio politico? L’obiettivo è riempire il vuoto lasciato da Forza Italia?
Secondo me quello spazio non esiste più, in quanto prima la funzione di Forza Italia era aggregare un centrodestra. Adesso il centrodestra è forte, esiste anche senza gli azzurri, non è più a trazione liberale e popolare, ma resta il fatto che non è mai stato così solido. Questo, a maggior ragione, implica che gli elettori che prima guardavano a Forza Italia adesso non si riconoscono in una proposta populista, anche se di destra, che non ha niente a che vedere con la rivoluzione liberale predicata in passato.
Pensa veramente che questa federazione si farà?
In realtà, auspicavo che almeno si creasse un nucleo coeso per scendere in capo uniti nelle prossime elezioni regionali. L’idea di ragionare insieme sulle elezioni, invece, è un po’ svanita. Il che, per una federazione che punta ad avere una somma che faccia più del totale (parafrasando Totò), non pone i presupposti per la creazione di una forza in grado di essere competitiva con il Pd. Il punto politico di fondo deve essere quello di una totale autonomia dal Pd: non è il nostro nemico, ma un competitor in termini elettorali.
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