L’ex premier chiude la decima Leopolda, quella che lancia ufficialmente il nuovo partito Itala Viva, con l’ambizione di puntare a un campo nuovo: liberale, riformista e anti-sovranista. E con l’obiettivo di un risultato a doppia cifra ripetendo il successo di Macron in Francia con<i> En Marche</i>
di Emilia Patta
Matteo Renzi, da Prodi all’uscita dal Pd
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Da una parte l’assicurazione agli alleati della maggioranza giallo-rossa che non sarà da parte di Italia Viva che verrà il colpo che farà cadere il governo. Dall’altra la doppia Opa lanciata contro il Pd e contro Fi per un campo nuovo: liberale, riformista e anti-sovranista. Con l’obiettivo di un risultato a doppia cifra. E con il sogno esplicito di ripetere l’impresa del presidente francese Emmanuel Macron, che dal nulla creò En Marche svuotando il Partito socialista francese (ridotto a meno del 7%) con il 23% conquistato al primo turno alle elezioni del 2017. «Noi vogliamo fare quel che ha fatto Macron, che certo non ha avuto il consenso dei socialisti francesi… Vogliamo arrivare come minimo sindacale in doppia cifra».
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Matteo Renzi chiude la decima Leopolda, quella che lancia ufficialmente il nuovo partito dopo la formazione dei gruppi parlamentari all’indomani della formazione del Conte 2, cercando innanzitutto di scrollarsi di dosso l’immagine del manovratore anti-premier che lo stesso Giuseppe Conte e il Pd gli hanno cucito addosso negli ultimi giorni. «Da noi non viene nessun ultimatum, solo proposte», scandisce dal palco della vecchia stazione fiorentina divenuta il simbolo del renzismo. Da qui la presentazione di emendamenti da parte di Italia Viva su tutti i punti contestati della legge di bilancio: su Quota 100 per abolirla e liberare 20 miliardi da investire su giovani e famiglie, contro le varie micro-tasse inserite, a partire dalla sugar tax, e contro l’aumento degli adempimenti per le partite Iva. «Italia Viva non può che essere contro l’aumento delle tasse – ha ribadito Renzi rilanciando il tema a lui caro della riduzione della spesa intermedia per beni e servizi della pubblica amministrazione -. Faccio una proposta alla maggioranza: teniamo la pressione fiscale allo stesso livello dell’anno scorso tagliando le spese per due miliardi di euro in un anno, senza toccare i servizi. Offriamo il lavoro di 5 professionisti per conto di Italia Viva per tagliare le spese inutili – ha aggiunto -. Ci prendiamo noi la responsabilità di farlo. Ma evitiamo balzelli tipo la sugar tax>>.
Insomma, Renzi rivendica il diritto di avanzare le proposte che ritiene utili alla maggioranza (e naturalmente alla visibilità della sua creatura politica) senza dover essere accusato ogni giorno di voler far cadere il governo. E in effetti l’ex premier ha bisogno di tempo per consolidare e lanciare il nuovo partito e non ha alcun interesse, ora, a rischiare le elezioni anticipate. Per questo offre ancora una volta agli alleati l’orizzonte della legislatura: uno dei motivi per cui è nato questo governo – ricorda – è stato quello di evitare che Salvini ottenesse dalle urne quei “pieni poteri” invocati dal Papeete beach e che avesse nelle sue mani la scelta del successore di Sergio Mattarella: «Questa legislatura eleggerà il presidente della Repubblica, il cui mandato scade a gennaio 2022. Il ruolo del Quirinale è un ruolo chiave. Se rimane questa legislatura in vita il Presidente che ci accompagnerà fino al 2029 sarà espressione di forze politiche che credono nell’Europa, non mettono in discussione l’euro, non affollano le piazze circondati da Casapound».
Ma a chi si rivolge il nuovo partito renziano? L’Opa lanciata sul Pd, con l’esempio di Macron e del Pse, è esplicitata. E ora che il segretario dem Nicola Zingaretti lavora a rendere più strutturale l’alleanza con il M5s a partire dalle prossime regionali e in vista delle prossime politiche – facendo trapelare anche l’ipotesi dello stesso Conte candidato comune della costituenda alleanza in caso di elezioni anticipate – in casa renziana si intravede con più chiarezza il muro attraverso il quale fare breccia: «Vogliamo offrire uno spazio a chi non crede nel disegno di alleanza strutturale tra Pd e M5s. Un disegno legittimo, ma noi quella alleanza non la faremo perché il nostro mondo è diverso, non è quella casa nostra». Dall’altra c’è l’offerta esplicita fatta ai moderati di Forza Italia, a partire dalla corteggiatissima Mara Carfagna: «Nella piazza di San Giovanni, sabato a Roma, è finito un modello culturale di centrodestra che, nonostante le distorsioni e le leggi ad personam, io non ho mai votato, ha cercato di rappresentare l’area liberale del Paese restando sempre nella casa europea del Ppe. Ieri invece Matteo Salvini ha preso le redini, capisco il disagio di dirigenti e militanti di Forza Italia. A chi crede che c’è spazio per un’area liberale e democratica dico venga a darci una mano. Italia Viva è aperta».
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