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Renzi prepara il gran salto verso un partito personale: Mediaset è il trampolino di lancio

Sempre più palese l’accordo tra Renzi e Berlusconi -forse delineato da quest’ultimo e Maria “Heidi” Boschi nella lussuosa spa di Chenot a Merano-. Renzi prepara un programma “culturale” per Mediaset e poi varerà il suo blob, benedetto dal Cav.

Lucia Annunziata e Alessandro De Angelis, huffingtonpost.it

Cortesemente declinato da Discovery e da Sky, il programma tv di Matteo Renzi (già in stato avanzato di lavoro) è ora oggetto di una trattativa seria con Mediaset, secondo fonti dell’azienda. Stesse fonti che descrivono Silvio Berlusconi molto divertito all’idea che Matteo Renzi possa diventare “il nuovo Angela”, nel senso di “Piero” o “Alberto” delle reti Mediaset. Quasi compiaciuto perché, in fondo, si tratta della conferma di un’intuizione neanche tanto recente. In parecchi, e non solo dentro Mediaset, ricordano quando il Cavaliere, in piena campagna referendaria condotta senza particolare furor ideologico, parlò dell’allora segretario del Pd come di uno che aveva “sbagliato mestiere”: “Avrebbe dovuto fare il presentatore tv, lo avrei assunto”.

Adesso il format c’è. Un format alto, in cui Renzi non “presenta”, ma diciamo così, “divulga”, alla Piero Angela appunto, sia pur con uno stile meno paludato, come è nel carattere dell’uomo: un programma di taglio storico e culturale sulle bellezze di Firenze, o meglio un viaggio nelle bellezze di Firenze dall’antichità ad oggi. La trattativa, dicevamo, non è su una idea da realizzare, ma su prodotto già semi-finito, con un paio di mesi di “girato” e già “lavorato” sottoposti all’attenzione di diverse tv. Mediaset sta valutando il prodotto e la sua eventuale collocazione su Rete 4 oppure – questa l’altra ipotesi – su Focus .

Qualche giorno fa, in una e-news Renzi ne ha in parte chiarito i contorni: “Questo progetto televisivo su Firenze ha l’ambizione di parlare ai cuori delle persone, cercando di raggiungerle anche oltre i confini nazionali. Sono emozionato al pensiero di lavorare su una sfida così affascinante ma è tutta un’altra cosa rispetto alle fake news sul trasformarmi in uno showman di provincia”.

È importante questa precisazione di un taglio alto e culturale, che ben si presta un “restyling” di immagine, in attesa di capire e definire il ruolo “politico” che Renzi vorrà interpretare. Detta in modo un po’ tranchant: per un novello Mike Bongiorno sarebbe complicato, in un futuro chissà quando prossimo, tornare a indossare i panni del leader politico, senza che il gorgo dello spettacolo risucchi quel minimo di standing, autorevolezza e competenza, comunque richiesti a chi propone un progetto di governo per il paese. Un’opinione pubblica progressista sarebbe assai poco indulgente. Presentarsi invece in un ruolo, al tempo stesso, intellettuale e televisivo, consente di coniugare, almeno questa è l’intenzione, visibilità e autorevolezza. I panni di un novello “Piero Angela” consentirebbero invece a Renzi di “esserci” e non sparire, e di esserci con un punto di vista che ben si adatta a una narrazione tutta politica, di questi tempi, quella della “cultura e della bellezza” contrapposte a un “dibattito politico barbaro” e dei valori e della memoria contrapposte al presentismo.

Sia chiaro: ognuno è libero di fare quel che vuole, ma in questo non detto e in questo approdo nel campo minato delle televisioni, e ancora più minato nel caso di Mediaset che ripropone il tema del rapporto con Berlusconi e con il suo ingombrante conflitto di interessi, c’è tutta l’ambiguità dell’operazione. È un discorso di opportunità e di definizione dei ruoli. Barack Obama produrrà film per Netflix. Al Gore ha fondato una web tv. Walter Veltroni, da anni, è autore di film e documentari impegnati. Sono tutti leader politici, non più eletti, che non hanno più un rapporto diretto con la politica attiva. Renzi, senatore in carica anche molto attivo nel suo lavoro e nella sua presenza in Aula, è a tutti gli effetti un leader ancora pienamente in campo, presente nella vita delle istituzioni e del suo partito, su cui magari non esercita più il comando assoluto ma comunque una gigantesca forza di condizionamento. È possibile immaginare che dal cuore dell’impero televisivo del Cavaliere, col suo pubblico moderato da sedurre (i nuovi palinsesti di Rete4 sono assai poco “sovranisti”) e le sue risorse, passi la costruzione di sua nuova discesa in campo, di profilo politico diverso quando l’aria nel paese sarà cambiata.

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