Non leggete questo articolo per nessun motivo. Se avete deciso di proseguire state confermando la tesi degli antiproibizionisti: vietare aumenta la voglia di trasgredire. Non la pensa così il ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha presentato ieri un disegno di legge per raddoppiare le pene per chi spaccia stupefacenti e abolire la quantità legalmente detenibile per uso personale. Tradotto: un poliziotto potrà arrestare una persona con un grammo di marijuana anche se non ha spacciato e la sta consumando per se stesso.
Ormai la strategia del ministro dell’Interno è chiara per quanto ripetitiva: sceglie un tema sociale divisivo, annuncia una misura drastica ben comprensibile dall’opinione pubblica e attira le critiche sguaiate di chi ritiene la soluzione peggiore del problema. E così, per reazione, aumenta sempre di più la folta schiera di chi vede in lui un politico con soluzioni semplici a problemi complessi ingiustamente attaccato. Così com’è successo con il decreto sicurezza. Per evitare l’uso scorretto dei permessi umanitari, concesso anche ai migranti economici, il Governo ha stabilito la chiusura dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo. E così per strada sono finiti migliaia di migranti senza essere rimpatriati. Lo stesso rischia di accadere per le droghe leggere con una misura perfetta per colpire con clamore mediatico i pesci piccoli senza però risolvere il problema alla radice. «Se il Parlamento approverà questo disegno di legge sarà un bel regalo alla mafia. Decenni di proibizionismo hanno dimostrato che la guerra alle droghe ha fallito ovunque nel mondo» spiega a Linkiesta Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. «Con la proposta di Salvini si rafforzerà il profitto delle mafie perché aumenterà il prezzo delle droghe e allontanerà di più chi consuma abitualmente droghe leggere e vorrebbe un’alternativa più economica, pulita e soprattutto regolamentata».
Il ddl Salvini vuole riproporre in sostanza la Fini-Giovanardi, legge approvata nel 2006 che prevedeva pene da due a sei anni di reclusione per gli spacciatori. Tredici anni dopo quella legge non solo non ha risolto il problema del consumo di droghe, ma è anche stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta (nel 2014) ed è considerata la causa principali del sovraffollamento delle carceri. Non un problema per Salvini che ieri ha dichiarato: «Nella legge di bilancio ci sono i soldi per nuove carceri e nuove assunzioni di polizia penitenziaria. Ci sono stanziamenti sia per gli stabili che per gli uomini». Detta così l’obiettivo del Governo sembra quello di far vedere che lo Stato punisce più che voler risolvere alla radice il problema. Almeno una notizia positiva, se c’è incertezza sul Tav il partito delle infrastrutture potrà consolarsi con nuove carceri da costruire.
Ma guardiamo ai numeri. L’Italia è il terzo paese europeo per uso di cannabis e il quarto per uso di cocaina (Relazione europea sulla droga 2018), dopo Danimarca e Francia, che non a caso hanno politiche di repressione più dure dell’Italia. E secondo la Relazione annuale del dipartimento delle politiche antidroga al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia del 2018 (dati 2017) sarebbero 6,2 milioni i consumatori utilizzatori di cannabis (Un milione di utilizzatori di cocaina e 285mila i consumatori di eroina). Quindi la soluzione del Governo è mettere potenzialmente un italiano su dieci in carcere? Auguri.
L’aspetto più controverso del disegno di legge è quello di eliminare il concetto di “modica quantità”, con il rischio concreto di colpire chi consuma. «La formula perfetta per intasare i tribunali e sovraffollare le carceri. Le forze dell’ordine invece di seguire i veri criminali dovranno inseguire anche quei cittadini che non fanno male a nessuno e usano le droghe leggere, spesso meno pericolose di quelle legali come l’alcol e le sigarette. Questo provvedimento è in linea con una propaganda che non fa i conti con la realtà», spiega Cappato. Senza contare che la legge Salvini rischia di essere incostituzionale perché il referendum abrogativo promosso dai Radicali nel 1993 ha abolito la sanzione carceraria per l’uso personale di stupefacenti.
«Non è possibile che la famiglia di Recanati sia stata investita da uno stronzo a spasso con reati di droga». Così il vice presidente del Consiglio ha giustificato l’urgenza del provvedimento. L’uomo di origine marocchina era stato coinvolto mesi fa nel sequestro di 223 chili di droga. Salvini si comporta come il pastore protestante che nel film Footloose proibisce a tutti i giovani di ballare il rock dopo la morte di suo figlio in un incidente stradale al ritorno da un concerto. Non si possono giustificare scelte così delicate sfruttando l’onda emotiva di una morte. Quale sarà la prossima mossa? Vietare l’alcool perché un camionista ubriaco ha fatto una strage? O proibire di costruire delle case perché ne è appena crollata una? La sensazione è che il ministro dell’Interno abbia colto al volo il caso di Recanati per lanciare una proposta in cantiere da tempo. Anche così si spiegherebbe l’insistenza nel condannare il testo di “Rolls Royce“, la canzone di Achille Lauro presentata all’ultimo Festival di Sanremo e accusata di inneggiare all’uso di ecstasy.
Il modello italiano proposto da Salvini assomiglia a quello proibizionista degli anni ‘20 negli Stati Uniti. Non andò benissimo per i cittadini che continuarono a bere, di nascosto. Ma per le mafie italoamericane fu l’inizio di uno straordinario successo. L’Italia continua politiche vecchie di quarant’anni mentre il mondo sta andando da un’altra parte. Il governo canadese ha deciso di legalizzare il consumo di marijuana a scopo ricreativo come già fatto negli Stati Uniti dal Colorado alla California. Già nel 2001 il Portogallo ha depenalizzato l’uso delle droghe leggere. La legalizzazione non aumenta l’uso di cannabis tra i giovani. Lo conferma uno studio dell’Università del Kent pubblicato sull’International Journal of Drug Policy sul comportamento di oltre centomila adolescenti in 38 Paesi del mondo. Il risultato è unanime: le politiche restrittive sull’uso della cannabis non scoraggiano i giovani dal consumarla. Anzi come citato in un articolo pubblicato ieri su Linkiesta migliora la qualità del prodotto commercializzato, e gli introiti per le casse pubbliche e di ottimizzazione nella gestione dei flussi carcerari. «Bisogna legalizzare le droghe ognuna a seconda della loro pericolosità. In Svizzera addirittura anche l’eroina è legale. Viene prodotta dallo Stato senza alcun ruolo della criminalità organizzata. I risultati sono strabilianti per diminuzione del consumo e regolamentazione del fenomeno. In Italia la mafia non ha nessun interesse che il consumatore esca dal consumo di droga», conclude Cappato.
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/03/05/salvini-ci-risiamo-il-proibizionismo-contro-la-droga-non-funziona/41306/