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Salvini-Di Maio, che fare? Costi e benefici di una eventuale crisi di governo

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Sono mesi che M5S e Lega litigano su tutto. All’inizio non era così. Durante i primi sei mesi del governo Conte sembrava che i due alleati avessero trovato un modo di stare insieme senza troppi conflitti. Poi i dati elettorali hanno cambiato radicalmente le cose. Prima i sondaggi, poi le elezioni regionali e più di recente quelle europee hanno dimostrato inequivocabilmente che lo stare al governo giova a Salvini ma non a Di Maio. Nemmeno le disavventure russe della Lega sembrano – almeno per ora – aver intaccato il consenso di cui gode. I più recenti sondaggi la danno ancora sopra il 35 per cento.

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Per il Movimento è dura convivere con un alleato così competitivo. Eppure il governo Conte – tra alti e bassi- va avanti. I profeti delle elezioni anticipate contano i pochi giorni che ancora mancano alla chiusura della finestra per un voto a Settembre (20 Luglio?), ma quella finestra forse non è mai esistita. Nonostante le loro inverse fortune elettorali e i loro rapporti conflittuali i due partiti al governo non sembrano aver intenzione di divorziare. La crisi può attendere. Perché?

La politica è un gioco di convenienze. Se Lega e Movimento hanno deciso di continuare a stare insieme – nonostante tutto – la conclusione che se ne deve trarre razionalmente è che la cosa conviene a entrambi. Naturalmente il calcolo dell’uno o dell’altro può essere sbagliato. Molti pensano che Salvini sbagli a non puntare al voto subito visto il momento favorevole. Il ricordo va al Pd di Bersani del 2011 quando Berlusconi fu costretto alle dimissioni o al Pd di Renzi dopo la sconfitta al referendum del 2016. E c’è chi pensa che Di Maio sbagli a voler restare dentro una alleanza che si è tradotta in una catastrofica emorragia di voti. Questo punto di vista però non è evidentemente condiviso da chi deve decidere, visto che i due alleati-rivali hanno deciso di continuare a stare insieme. Forse sbagliano ma solo il tempo potrà dire se è così. A noi interessa capire le ragioni che stanno dietro al loro calcolo.

In un articolo recente su questo giornale (Sole 24 Ore del 9 luglio) abbiamo argomentato che in caso di elezioni anticipate una coalizione tra Lega e Fdi – quindi senza Forza Italia – avrebbe oggi molte possibilità di poter ottenere la maggioranza assoluta di seggi sia alla Camera che al Senato. Salvini potrebbe diventare premier, come recita lo slogan di una delle sue due Leghe. Perché non ci prova? Fino a quando sembrava che questo obiettivo fosse a portata di mano solo con una rinnovata alleanza con Berlusconi si poteva rispondere che il leader della Lega non volesse pagare il prezzo della vittoria associandosi di nuovo al “vecchio mondo”, pur in una posizione di forza che il suo predecessore Bossi non ha mai avuto. Ma adesso che si profila la possibilità di vincere senza il Cavaliere, azzoppato dagli anni e dagli errori? Perché non cogliere l’attimo prima che fugga?

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