«Al vertice un clima positivo di chi vuole lavorare al massimo per l’Italia. Il primo obiettivo e la priorità in questo momento è abbassare le tasse e lavoreremo per
questo». È il vicepremier Luigi Di Maio a compendiare in questi termini l’esito del confronto notturno che si è tenuto con il collega Matteo Salvini dinanzi al presidente del Consiglio. Dal Carroccio arriva sul tavolo un’altra esigenza indifferibile, e cioè evitare la procedura di infrazione avviata dalla Ue contro l’Italia escludendo la manovra correttiva ipotizzata a Bruxelles. Ma avanti intanto con il diritto al lavoro e il taglio delle tasse.
A Bruxelles «non andranno fino in fondo» con la procedura di infrazione contro l’Italia, di ciò è convinto il capo del M5S. «L’obiettivo è fare una Legge di bilancio in grado di aumentare gli stipendi e abbassare le tasse – dice Di Maio – l’obiettivo non è andare contro l’Europa, ci vuole un dialogo e anche posizioni ferme da far valere. Ora c’è il bilancio europeo e noi abbiamo il diritto di veto, è un potere contrattuale da far valere. Per noi di manovrina non si deve nemmeno parlare». Ma «nessuno riuscirà mai a mettermi contro il presidente del Consiglio. perché Conte ha sempre portato avanti le battaglie all’Unione europea con il governo italiano e continueremo a farlo».
Dopo il tagliando fatto sul piano politico, comunica in una nota Palazzo Chigi, «sarà necessario un incontro con i tecnici del Mef e il ministro Tria per mettere a punto una strategia da adottare nell’interlocuzione con l’Europa, volta ad evitare una procedura di infrazione per il nostro Paese, e per impostare una manovra economica condivisa». L’incontro ha permesso di definire meglio anche l’agenda del Consiglio dei ministri in programma per l’11 giugno. «Si è concordato di portare domani in Cdm il decreto sicurezza-bis, nella versione da ultimo concordata proprio a ridosso della consultazione elettorale europea. Si è altresì concordato di accelerare sulla proposta legislativa sul salario minimo attualmente in discussione presso la competente commissione al Senato». La nota informa che «il presidente e i vicepresidenti torneranno a riunirsi nei prossimi giorni per completare il piano di azione da perseguire sino alla fine della legislatura».
La vittoria del centrodestra ai ballottaggi
«Il voto amministrativo, come quello europeo, non serve per battaglie politiche interne». Al centrodestra i ballottaggi hanno consegnato un risultato considerevole, con la conquista a suo modo storica di Ferrara che per la prima volta, dal Dopoguerra, va alla Lega. Ma analizzando l’esito delle urne è Matteo Salvini stesso, nella conferenza stampa, a non immaginare conseguenze dirette sulla vita dell’esecutivo. Per definire i prossimi passi nei dossier lasciati in sospeso a lungo – dalla flat tax alla Tav fino al salario minimo –, complice lo stallo da campagna elettorale, in serata è andato in scena il vertice di maggioranza tra il premier Giuseppe Conte e i due vice, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Oltre ai temi caldi strettamente legati al fronte interno, il confronto si è concentrato inevitabilmente sulla procedura d’infrazione, il cui iter è stato avviato da Bruxelles e la cui apertura formale potrebbe scattare il 9 luglio prossimo – il premier Conte è deciso a evitarla–, e la questione mini bot. Questi ultimi considerati inutili se non dannosi dal ministro delle Finanze Tria.
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Dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte sono arrivati, nel frattempo, alcuni perentori altolà agli alleati, in primis sulla procedura di infrazione nella quale vuole massimo potere negoziale (assieme al ministro dell’Economia Giovanni Tria) e comunque senza strappi con la Commissione europea. Nella giornata di martedì proprio Tria illustrerà alle Camere la linea che il Governo intende tenere nei confronti di Bruxelles per scongiurare la procedura per debito eccessivo. Il timore è che uno scontro a viso aperto con Bruxelles potrebbe riverberarsi contro l’Italia mettendo a serio rischio i risparmi dei cittadini.
Tra l’asse Conte-Tria da un lato e, soprattutto, Salvini dall’altro esistono ancora divergenze sulla linea di politica economica da tenere. E un nuovo round potrebbe svolgersi martedì a partire dalle 15,30, quando è previsto il Consiglio dei ministri (dove approda, tra gli altri argomenti, il decreto sicurezza bis).
Sull’intenzione di fondo nessuno dissente dal capo dell’esecutivo. Semmai per Salvini «è fastidioso sentirsi dire come fare da un commissario che non conta più niente», e comunque non va bene «su 28 Paesi essere additati come quelli che devono fare i compiti a casa». Insomma il punto è che «non abbiamo bisogno di chiedere soldi a tedeschi, spagnoli e lussemburghesi. Vogliamo usare per gli italiani i soldi degli italiani», tiene a dire preventivamente il vicepremier. «Se qualcuno pesa di stare al Governo per tirarla in lungo o crescere dello zero virgola, non è quello di cui abbiamo bisogno. Gli italiani ci chiedono di lavorare di più».
Quanto al salario minimo per i lavoratori, punto su cui si è concentrata l’attenzione di Luigi Di Maio nelle ultime ore in vista dell’appuntamento, Salvini è sì «disponibile a ragionare»; tuttaviail salario «lo garantiscono le imprese e se non si riducono le tasse alle imprese, come fanno a garantire il salario minimo?». Come a dire, l’ordine delle priorità è diverso se visto dalla parte del Carroccio. La battaglia nella sintesi offerta dal segretario sta nel «diminuire il tasso di disoccupazione e si riduce solo diminuendo la richiesta fiscale. Meno tasse vuol dire meno disoccupazione. Questo è quello che sarà al centro del dialogo con l’Europa».
Per il resto dal voto locale ognuno può trarre a suo modo qualche notizia confortante. In tutto tremila consiglieri della Lega, in Lombardia il passaggio da 80 a 130 sindaci, la vittoria in fortini “rossi” come Ferrara e Forlì, i primi quattro sindaci nel Lazio: questi alcuni dei risultati rivendicati in via Bellerio. Il Pd è tornato a vincere a Livorno dopo l’esperienza grillina di Filippo Nogarin («l”alternativa a Salvini c’è ed è un nuovo centrosinistra. E siamo solo all’inizio», il commento di Nicola Zingaretti), mentre per il M5S il secondo turno ha portato la vittoria nell’unico Comune di rilievo in cui era in corsa, quello di Campobasso. «Sono contento, è una città che ha bisogno di rinascere come tante altre del Sud e del Nord» ma «non ne faccio un trofeo», rivendica Di Maio.
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