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Salvini: «Lasciamo ripartire le aziende in sicurezza. Poi pace edilizia e fiscale»

intervista

Intervista al leader della Lega: «Il decreto Liquidità? Troppa burocrazia, così i soldi non arrivano. Lasciamo tranquilli gli italiani, scadenze fiscali da rinviare al 31 gennaio 2021»

di Barbara Fiammeri

10 aprile 2020


Matteo Salvini (Imagoeconomica)

6′ di lettura

Matteo Salvini ha appena concluso l’intervento al Senato per ribadire il “no” della Lega e del centrodestra al Cura Italia. Si attende la ripresa dei lavori per votare. Salvini esce dall’Aula, è impaziente. «Ho sentito il presidente Mattarella più volte in questo mese e lo ringrazio, davvero, per i suoi interventi anche quelli che non sono stati resi pubblici, e per la vicinanza manifestata verso le regioni più colpite, a partire dalla Lombardia. Ma devo dirlo e con rammarico – dice il leader della Lega al Sole 24 Ore – , non staremo più zitti perché la collaborazione c’è stata solo da parte nostra: abbiamo ascoltato i suggerimenti di imprese, professionisti, consulenti del lavoro, commercialisti traducendoli in proposte concrete, molte, moltissime delle quali a costo zero. Risultato, nessuna è stata accolta. In Italia finora non un lavoratore o un imprenditore ha ricevuto 1 euro dallo Stato. Solo annunci. Come quelli a sostegno dei medici eroi ai quali però hanno negato la detassazione almeno di parte dello stipendio. Non è possibile andare avanti così».

Il Governo sostiene che in questo decreto non ci fossero più margini, che le proposte dell’opposizione troveranno spazio nel prossimo provvedimento, il cosiddetto decreto Aprile: non ci crede?

Azzerare gli ammortamenti 2020 avrebbe dato un po’ d’ossigeno e rassicurazione. Ma soprattutto in un momento come questo rinviare le scadenze fiscali al 31 maggio, anziché al 31 gennaio del prossimo anno, come avevamo proposto e come hanno fatto già la Francia ed altri Paesi, è un’offesa non a noi ma agli italiani che non stanno guadagnando, non prendono gli stipendi ma a cui neppure si offre la garanzia di essere lasciati in pace fino alla fine dell’anno. A meno che i 25mila euro previsti dal decreto Liquidità siano un prestito per pagare le tasse anziché fornitori e dipendenti.

Ma il decreto Liquidità non prevede solo prestiti fino a 25mila euro…

Quelli sono gli unici sicuri. Per il resto hanno messo in piedi un meccanismo burocratico di 100 pagine, con una serie di passaggi e di interventi di diversi apparati per cui ancora non si capisce chi ha diritto ad utilizzarlo e chi no. Né si hanno certezze sui tempi, che è il punto determinante. Tant’è vero che saranno in molti a non ricorrervi anche perché rischia di arrivare troppo tardi. Un imprenditore italiano che produce anche in Svizzera mi ha raccontato di aver ricevuto in un giorno 200mila franchi sul suo conto corrente presentando un semplice modulo, per il grosso dell’azienda a Varese il commercialista non gli ha invece saputo dare alcuna risposta. Il rischio concreto è quindi che la parte italiana chiuda. Insisto: non si può andare avanti così. Dobbiamo rimetterci in moto e presto.

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