Ora la Lega ha paura di una nuova iniziativa giudiziaria contro Matteo Salvini nell’ambito dell’inchiesta su Savoini e il Russiagate. Addirittura fra i massimi dirigenti leghisti si mormora persino di una richiesta di arresto che potrebbe essere spiccata dalla Procura milanese. Forse si fa circolare la voce ad arte (i giornali di destra già fanno da trombettieri) per creare un allarme propagandistico “preventivo” ma è un fatto che la Lega in questi giorni sia molto nervosa. Ed è forse per esorcizzare questo stato d’animo che Salvini ha improvvisamente indossato i panni per lui inediti dello stratega pensoso del generale interesse nazionale. E anche se l’idea di una specie di comitato di salute pubblica non ha avuto successo, in ogni caso la sensazione è che il partito dell’ex ministro dell’Interno sia alla vigilia di qualche novità importante.
Quella che pareva una boutade, un finto colpo di scena, con una Lega diventata “buona” dalla sera alla mattina, in grado di passare da Borghi a Draghi in un battito di ciglia, forse è più banalmente un segno di voler abbassare le penne dinanzi a possibili sortite della magistratura. Nella testa di Salvini potrebbe essere scattato un riflesso di questo tipo: più facciamo gli incendiari e più ci esponiamo. Meglio fare i “responsabili”. E giocare un’altra partita, più politica.
Potrà parere stravagante, ma è tuttavia possibile che l’ex capo del Viminale sia stato indotto dai più ragionevoli – i Giorgetti, gli Zaia, i Fontana – a considerare che la linea dura culminata al Papeete non porta da nessuna parte. O meglio: può anche portare sopra il 30% nei sondaggi, può persino condurre al governo, ma non è spendibile per governare. Perché una Lega estremista e antieuropea (cioè quella che Salvini ha costruito in questi anni) avrebbe tutti contro. A partire dall’Europa: e forse persino “il Capitano” ha capito che contro l’Europa di Ursula von der Leyen e Paolo Gentiloni non si governa.
Bisogna dunque rivedere lo spartito. Cambiare linea. Virare al centro. Dove si va agitando una strana miscela ancora informe come il “Fluido mortale”, quello della sigla di Blob, una miscuglio di forze e personalità distinte ma non distanti: da Renzi alla Carfagna, da Paolo Romani ai vari peones “responsabili” fino a lambire quella parte di Forza Italia che non vuole morire leghista (che è poi la posizione di Berlusconi). Un piccolo grande Centro che razzierebbe un po’ di grillini e emarginerebbe a sinistra il Pd e a destra Giorgia Meloni ormai erede unica dei “fasti” missini. La “nuova Lega” si incastonerebbe in questo puzzle. Fantapolitica? Oggi sì, domani chissà.
Intanto Salvini si riposiziona per acquisire quella credibilità e quella “potabilità” di governo che ha smarrito per strada durante il governo gialloverde e perduto definitivamente l’8 agosto. Forse lo vuole fare lui prima che lo faccia Giorgetti, ormai visto da molti come un’alternativa a Salvini, come la faccia pulita in grado di convincere l’establishmemt della affidabilità della Lega.
Questa “tarantella”, come l’ha enigmaticamente definita Renzi, non viene presa molto sul serio non tanto in termini astrattamente politici (quanto piace alla politica italiana ogni vagito di neocentrismo!) ma per il fatto che il protagonista non risulta credibile. In effetti ce lo vedete uno come lui, che non più tardi di qualche mese fa reclamava a petto nudo pieni poteri e teneva al largo delle nostre coste decine di disperati senza più forze, civettare con Renzi e la Boschi in nome di un governo centrista?
O non è un tentativo disperato di salvarsi da un improvviso vortice giudiziario e, insieme, da una logorante attesa che qualcosa cambi senza però essere in grado di determinare il corso degli eventi? Siamo dunque dinanzi a una svolta o a una cialtronata? In ogni caso, lo stagno si è mosso.
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