“Chiedo di andare in Parlamento e avere il sostegno alle altre forze politiche su immigrazione, tasse flessibili, abolizione Fornero e riforma giustizia”, dice il leader della Lega in vista dell’incontro di lunedì con Sergio Mattarella
Milano – Matteo Salvini è determinato a dimostrare di aver provato tutte le strade per arrivare alla risoluzione del rebus post 4 marzo. E, dopo il passo di lato sulla premiership cui si è detto pronto prima ancora dell’accordo coi 5 stelle per l’elezione dei presidenti delle Camere, insiste nel voler fare l’annunciato “passo avanti” chiedendo a Sergio Mattarella di affidargli un pre-incarico di governo, malgrado consideri l’operazione in salita, con il capo dello Stato che avrebbe chiarito a tutti i partiti di non voler assecondare operazioni al buio e di pretendere numeri certi, forniti in anticipo
Il segretario leghista, spiega, “intende rispettare fino in fondo l’impegno con gli elettori ed è pronto a prendere un pre-incarico dal presidente Mattarella, se decidesse in questo senso“. Salvini viene descritto come “pronto ad andare in Parlamento e, sulla base di un programma, chiedere il sostegno ai parlamentari delle altre forze politiche“. Tra i punti del programma citati: controllo dell’immigrazione, introduzione della flat tax, di misure di sostegno al reddito, abolizione della legge Fornero e riforma della giustizia. “L’auspicio è che ci sia una convergenza da parte dei 5 stelle o comunque da un gruppo di deputati e senatori che condividano il progetto“, si precisa.
Ed è in parte, questa la novità: l’apertura del leader leghista all’ipotesi di sostegno da parte di un gruppo di cosiddetti ‘responsabili’, obiettivo avanzato da settimane da Silvio Berlusconi. Ma in ambienti leghisti si conferma che “è esclusa ogni tipo di alleanza con il Pd“. Non è un caso, dunque, che Salvini posti su Facebook un video programmatico del 2016. “Le nostre proposte su immigrazione, pensioni e abolizione della legge Fornero, sostegno alle famiglie e alla natalita’, rivoluzione fiscale con la tassa unica, difesa del made in Italy. Coerenza e idee chiare, da anni, credo che alla fine paghino“, rivendica il segretario leghista.
Chi ha trascorso la mattinata con lui negli uffici di via Bellerio lo descrive “molto sereno“, preoccupato dalla convocazione delle consultazioni di lunedì più perché dovrà rinviare una trasferta già in programma a Parma che per gli esiti di questa trattativa per la quale è convinto di aver dato tutto.
A tre giorni dal terzo giro di consultazioni, ultima chance data ai partiti dopo i tentativi di Mattarella e le esplorazioni di Elisabetta Casellati e Roberto Fico, il segretario leghista torna poi sulle barricate per ribadire il suo impegno contro la formazione dell'”ennesimo governo servo di Bruxelles“. “Mentre in Italia si litiga e si aprono e si chiudono i ‘forni’, la Commissione Europea propone un bilancio che toglie 2 miliardi di euro agli agricoltori italiani nei prossimi sette anni, e altri 2 miliardi ai Comuni italiani, per finanziare con 10 miliardi in piu’ le politiche a favore dell’immigrazione“, scrive su Facebook. “Io voglio guidare un governo che cominci a dire no alle eurofollie e metta al primo posto l’interesse dell’Italia. Da un mese non tocco una sigaretta! Sono stufo di litigi, polemiche e perdite di tempo, spero di non arrabbiarmi troppo nei prossimi giorni, sennò mi toccherà ricominciare #andiamoagovernare oppure#sitornaavotare“.
Della formazione del governo e delle candidature in vista delle comunali del 10 giugno, Salvini parlerà coi i big del partito, convocati oggi per una riunione del consiglio federale nella sede di via Bellerio. Intanto, è il neo eletto governatore friulano, Massimiliano Fedriga, a fornire qualche particolare in più sulla linea del Movimento. Fedriga torna a escludere che la Lega possa dare vita a un esecutivo insieme al Pd. “Si può fare solo un governo a tempo per la legge elettorale. Tendo a rimarcarlo“, scandisce. “Ma non lo dico perche’ non mi piace il simbolo del partito democratico o mi sta antipatico qualcuno. Lo dico perche’ lo diciamo dal 4 marzo: l’unica via percorribile e’ decidere cosa fare per il Paese e mettere in campo gli impegni presi il 4 marzo“, spiega. “E penso che gli impegni che abbiamo preso noi, sono incompatibili rispetto alle posizioni prese dal Pd“.
Nel caso di un governo istituzionale di tutti, il cosiddetto governo del presidente? “Tendo ad escludere anche questo. Non vedo alternative”. “Non è possibile pensare di fare un’azione di governo condivisa con il Pd”, insiste. “Ovviamente se, invece, ci fosse un governo dove partecipino anche i Cinque Stelle per riscrivere o mettere a punto la legge elettorale, per garantire una maggioranza e andare al voto, allora decidera’ il presidente Mattarella. Se serve un governo per fare una legge elettorale fino ad ottobre, l’unica cosa che si può fare è quella“.
Un’ipotesi, quella di un esecutivo per cambiare il Rosatellum, che al momento non incontrerebbe il sostegno dei 5 stelle. Nemmeno nella formula di un eventuale astensione al voto di fiducia al governo. “Con la gente che non ce la fa a campare questi parlano di legge elettorale? Non è nelle nostre corde“, confida un alto dirigente pentastellato, il quale spiega che la proposta è stata avanzata dal vice di Salvini, Giancarlo Giorgetti, “un po’ a tutti i partiti” ma che e’ anche “difficile individuare in questo momento un asse lineare tra Giorgetti e Salvini“.