Scuola e famiglia sono i temi che tengono banco nello scontro politico, in vista del 25 settembre. Una polemica che stavolta non si sviluppa solo tra il centrodestra e Pd, ma anche tra la “terzopolista” e ministra per il Sud, Mara Carfagna, e il partito di Enrico Letta. Il segretario Dem intanto torna ad attaccare Giorgia Meloni per il video sullo stupro di Piacenza, accostandola a Trump. Accuse che FdI respinge: sono parole che testimoniano, replica Ignazio La Russa, la “disperazione” del partito democratico.
Di prima mattina, il segretario della Lega, propone a sorpresa di prendere a modello, per la tutela della famiglia, le misure del premier ungherese Viktor Orban. “Non c’è alcun dubbio – osserva Matteo Salvini a Radio 24 – che la legge più avanzata per la famiglia, quella che sta dando i migliori risultati al livello europeo, è quella dell’Ungheria. Ma non lo dico perché c’è Orban, se fosse in Francia direi in Francia”. Ci sono “tantissimi aiuti, incentivi economici veri: la donna dopo il terzo figlio è un soggetto fiscale molto ridotto, dal quarto figlio non lo è più, insomma la flat tax applicata alle famiglie. E poi ci sono congedi parentali estesi addirittura anche ai nonni”. La proposta non piace per niente al Pd. Con il “modello Orban”, attacca la capogruppo alla Camera Debora Serracchiani “ci dobbiamo aspettare anche queste proposte che, al contrario di ciò che serve veramente alle donne e alle famiglie (tutte le famiglie), sembra solo riportare a decenni addietro e a negare molti diritti che per Salvini evidentemente non sono scontati”.
“Cosa altro può significare ad esempio: ‘Esenzione a vita dalla tassa sui redditi per tutte le donne che partoriscano e si prendano cura di almeno 4 figli’ oppure “prestito a interessi ridotti di 31.500 euro per le donne under 40 che si sposano per la prima volta; un terzo del debito verrà estinto alla nascita del secondo figlio e gli interessi verranno cancellati alla nascita del terzogenito”? La solita destra che, questa volta con Salvini, vuole portare indietro le lancette della storia”.
Scintille anche sulla scuola: stavolta lo scontro è sulla proposta avanzata ieri da Enrico Letta a favore dell’asilo obbligatorio. Ipotesi bocciata sul nascere dalla ministra per il Sud, Mara Carfagna. L’idea, dice, “non solo è in perfetto stile sovietico ma anche fuori dalla realtà: lo sa Enrico Letta che l’offerta di nidi e asili in molti Comuni del Sud non arriva al 15 per cento dei bambini residenti? Lo sa che al Sud oltre il 60 per cento delle madri non è occupata né può esserlo per mancanza di asili? Torni nella realtà: la sola, colossale operazione in favore dei bambini e delle madri è quella pensata e realizzata con gli investimenti del Pnrr e con la definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione”. Bocciatura che “sorprende” i dem. La capogruppo al Senato Pd, Simona Malpezzi, ricorda alla ministra che “rendere la scuola dell’infanzia obbligatoria significa semplicemente dire che si vuole lavorare perché ci sia un posto a scuola per ogni bambina e bambino, importantissimo per contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa, soprattutto al Sud”. La responsabile delle donne dem, Cecilia D’Elia fa invece notare che l’asilo obbligatorio è stato deciso proprio da Macron, leader e ispiratore di Renew Europe, cui fanno riferimento, a partire dal simbolo, Renzi e Calenda. “La verità – aggiunge D’Elia – è che dovremmo impegnarci a farli e sostenere i Comuni a farlo”.
Tra “obbligo e diritto” all’asilo, chiude la querelle Carfagna, c’è una grande differenza. Il governo ha promosso il diritto, finanziando la costruzione di migliaia di nuove strutture e anche la loro gestione. L’obbligo è un’altra cosa: nessuna famiglia può essere obbligata a mandare un figlio all’asilo”. Secco anche il giudizio di Carlo Calenda: “Letta ha detto una cosa che non sta né in cielo né in terra”.
Fonte Ansa.it