Rush finale dai toni tesi per il Campidoglio. Enrico Michetti e Roberto Gualtieri si giocano le ultime carte prima del silenzio elettorale che condurrà dritto alle urne di domenica e lunedì. E così, sono scintille all’ultimo confronto tv: il candidato del centrodestra punta il dito contro “gli estremisti” dei “centri sociali” nelle liste dell’avversario; l’aspirante sindaco del centrosinistra tira in ballo gli esponenti di “CasaPound” in quelle del ‘tribuno’. Al ballottaggio la grande sfida per entrambi sarà andare a caccia dei voti che al primo turno sono andati a Carlo Calenda e Virginia Raggi.
Alla sindaca del M5s, che a differenza di Giuseppe Conte e altri pentastellati, non si è schierata per Gualtieri (scegliendo di non rivelare a chi darà la sua preferenza), guarda in particolar modo Michetti, che negli ultimi giorni le ha riservato significative parole di apprezzamento. Gualtieri, dopo aver incassato gli endorsement personali di Calenda e del leader del Movimento, porta sul palco di piazza del Popolo – dove chiude la sua campagna elettorale – Gaetano Manfredi, il sindaco neoeletto di Napoli, ma soprattutto simbolo della riuscita dell’asse giallorosso. Divisi su tutto, dai rifiuti ai diritti civili fino al green pass obbligatorio sui luoghi di lavoro, i due pretendenti al Campidoglio, alla vigilia dell’inizio del silenzio elettorale, si trovano uniti nel condannare la frase choc apparsa davanti al comitato di Michetti: “Fascista, ricordati piazzale Loreto”.
Parole che suscitano sdegno bipartisan, ma che inevitabilmente fanno salire i toni: “Le pesantissime minacce di morte a Michetti sono solo l’ultimo atto di una vergognosa e indegna campagna di odio contro il centrodestra”, tuona la leader di FdI Giorgia Meloni per la quale “la partita è aperta, non solo a Roma”.
L’avvocato amministrativista chiude a Campo de’ Fiori con al fianco Meloni, la sua principale sponsor, e in collegamento Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Guido Bertolaso. “Un professionista prestato alla politica, un uomo perbene”, lo elogia il Cav lanciando ripetutamente un appello ad andare a votare. “Ho la sensazione che si possa ribaltare un risultato che a sinistra danno già per conquistato”, dice il capo della Lega, bollando l’ex titolare del Mef come “il sistema” e paragonando la sfida a quella di “Davide contro Golia” perchè contro il centrodestra “hanno schierato di tutto, i giornali, le corazzati”. Il leader dem Enrico Letta bolla le reazioni avversarie come “una valanga di vittimismo che francamente è bene che cessi, perché è un vittimismo assolutamente eccessivo”.
Ma per Michetti l’enfasi è necessaria perché “oggi è come il 1948: pensavano di aver vinto e poi invece ha vinto la libertà”. Gualtieri sceglie una chiusura all’insegna dell’unità con al fianco Manfredi e il governatore Nicola Zingaretti: “Io non sarò mai da solo, noi questa sfida la condurremo insieme e questa città la cambieremo insieme”, promette dal palco mentre scandisce le parole d’ordine: ecologismo, lavoro, sviluppo. Sarà in piazza San Giovanni – dove invece mancherà il suo avversario – al fianco dei sindacati per contribuire ad “una reazione unitaria” all’assalto della scorsa settimana alla sede della Cgil: “Con la Costituzione in una mano e il tricolore nell’altra”.
E slitta la visita della delegazione di FdI al ghetto di Roma. I rappresentanti di Fratelli d’Italia, ‘capitanati’ dalla leader Giorgia Meloni, avrebbero voluto deporre una corona di fiori in ricordo delle vittime del rastrellamento nazifascista del 16 ottobre 1943. Ma, alla fine, in seguito ad una telefonata tra la stessa Meloni e la presidente della comunità ebraica romana Ruth Dureghello, si è deciso di posticipare l’iniziativa. All’interno della Comunità, infatti, non tutti erano d’accordo nell’accogliere questa testimonianza alla vigilia delle elezioni.
Fonte Ansa.it