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Scontro Conte-Pd-M5S sul Mes, governo diviso. Il premier: all’Italia non serve

Tensioni politiche

Tensione tra le diverse anime che sostengono il governo Conte sugli strumenti da mettere in campo a livello europeo per fronteggiare la crisi da coronavirus

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

11 aprile 2020


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3′ di lettura

Arriva alle sette e mezza di sera l’ennesimo “no” del premier Giuseppe Conte all’ipotesi che l’Italia possa ricorrere al Mes, anche nella versione riveduta e corretta scritta dall’Eurogruppo. «Abbiamo dato l’ok al Mes non condizionato, ma non è un discorso che riguarderà il nostro Paese, a noi non serve», chiarisce il presidente del Consiglio nella conferenza stampa slittata di ore per lo scontro tra i capidelegazione proprio sul Fondo Salva-Stati. Con il dem Dario Franceschini ad accusare di irresponsabilità il «no al Mes, né ora né mai» pronunciato dal M5S per bocca del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.

Parole obbligate, in realtà, quelle di Fraccaro, per spegnere l’incendio divampato nelle chat pentastellate già pochi minuti dopo la conclusione del vertice europeo. E durato tutta la giornata del Venerdì Santo, in attesa della posizione ufficiale del premier. Posizione che ha fatto tirare «un sospiro di sollievo» ai Cinque Stelle, come riferisce un ministro. «A Conte va il nostro totale sostegno», può alla fine certificare il capo politico reggente Vito Crimi.

Governo diviso
È dunque ancora un dibattito tutto interno, quello che delinea la linea italiana in vista del Consiglio europeo che il 23 aprile dovrà dire l’ultima parola sul ventaglio di strumenti anti-crisi dell’Ue. Perché il dossier scottante del Mes continua a minacciare pesantemente la tenuta della maggioranza. E a complicare un passaggio parlamentare chiesto a gran voce da tutti i partiti e promesso anche dal premier, tuttavia senza indicare date.

Un voto delle Camere sarebbe indispensabile per aprire la strada a un ricorso al Fondo Salva-Stati, escluso da Conte con le stesse parole utilizzate in questi giorni dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che, ribadisce il premier, nel negoziato «ha fatto un ottimo lavoro». Ma anche una “semplice” informativa sul tema potrebbe scatenare le tensioni nella maggioranza. Perché persino gli eurobond, cuore del «progetto ambizioso dell’Italia» rilanciato dal premier, si trasformano in «un’enorme arma di distrazione di massa» secondo i renziani di Italia Viva, come sostiene il loro responsabile economico Luigi Marattin.

L’origine del Mes
Ma gli strumenti di debito comune che, come ammette lo stesso Conte, presentano «il rischio che non arrivino presto», sono l’ancora di salvataggio per la maggioranza, che sul Mes oltre ai mal di pancia M5S vede crescere il disagio in una parte del Pd, sempre più vicina alle posizioni pentastellate. Per non parlare della rissa con l’opposizione di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, accusati da Conte di raccontare «menzogne» e «compromettere la posizione negoziale dell’Italia». Perché il Mes, sostiene il premier, fu attivato «nel 2012, quando mi sembra che Meloni fosse ministro». Ma nel 2012 a Palazzo Chigi c’era Mario Monti, come ribatte subito la leader di Fratelli D’Italia, che attacca: «Conte usa la televisione di Stato per diffondere fake news».

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