L’APPROFONDIMENTO – Il governo “subisce” Sassoli, vittoria del Pd post Renzi
La scommessa del ritorno a breve alla urne
Colpisce, da una parte, che a più di un anno dalla formazione del governo giallo-verde, dopo che il M5s ha dato il via libera a tutti i provvedimenti cari a Salvini, il dibattito interno al Pd sia ancora concentrato in modo un po’ surreale sul rapporto da tenere nell’immediato e in prospettiva con i pentastellati. E, inoltre, colpisce che il Pd continui a scommettere sulla caduta a breve del governo. Come se al di là della richiesta di tornare al voto al più presto il principale partito di opposizione non avesse una strategia chiara. Anche il lancio della “costituente delle idee”, che dovrebbe concludere i suoi lavori a novembre con la messa a punto di un programma per l’Italia, rischia di essere insufficiente e tardivo.
I dubbi di Calenda: l’opposizione sia più incisiva
In assenza di Renzi, che non ha mai partecipato alle direzioni dell’era zingarettiana, i dubbi sulla strategia sono stati esplicitati dall’ex ministro e ora eurodeputato Carlo Calenda: «Dobbiamo essere più incisivi nella nostra opposizione, e non possiamo essere più incisivi se non chiariamo le cose in modo netto. La questione di possibili alleanze con i 5 stelle non è questione ancillare: non possiamo dire che ci sono anime dei 5 stelle con cui si può dialogare, questo pregiudica qualunque altro ragionamento sull’opposizione perché ci rende totalmente non credibili agli occhi dell’elettorato, potenziale e attuale».
Calenda: M5S contrario alla democrazia liberale
«E allora – ha aggiunto Calenda – qui bisogna essere chiari su un fatto: il M5s è certo diverso dalla Lega, ma non è diversamente contrario ai principi della democrazia liberale, non diversamente contrario all’idea di smantellare la democrazia rappresentativa per sostituirla con una democrazia governata da una srl e rappresenta una minaccia come e quanto la Lega. Secondo elemento: benissimo la costituente delle idee, ma manca un ragionamento del Paese, non possiamo stare da qui a novembre sulla costituente. Rifuggiamo dall’idea che si possa dire tutto su tutto, Lega e cinque stelle sono caratterizzati in modo ben preciso su quello che dicono, non 40 cose ma due o tre e, nella scelta di queste due o tre, noi dobbiamo marcare la differenza».
Se il governo non cadrà, che farà il Pd?
Una riflessione sensata, quella di Calenda, che al momento non trova risposta. Ma queste questioni torneranno a imporsi con forza nel caso in cui, diversamente da qual che crede o spera la dirigenza del Pd, il governo giallo-verde dovesse andare avanti oltre qualche mese. Se il governo alla fine non cadrà, che farà il Pd?
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