È scontro tra Viminale e Procura di Agrigento sul caso Sea Watch 3. Sulla nave dell’omonima ong tedesca a largo di Lampedusa su disposizione dei magistrati di Agrigento è salita la Guardia di finanza per sequestrare l’imbarcazione e far scendere i 47 migranti ancora a bordo. Ma Matteo Salvini ribadisce: «Finché il
ministro sono io, nego l’autorizzazione allo sbarco». E alza ancora il tiro: «Sono pronto a denunciare per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina chiunque sia disponibile a far sbarcare gli immigrati irregolari su una nave
fuorilegge» e «questo vale anche per organi dello Stato».
La Sea Watch aveva soccorso i 65 profughi il 15 maggio a 30 miglia dalle coste libiche. Venerdì le autorità italiane avevano consentito il trasbordo e lo sbarco a terra di 18persone, i bimbi con le loro famiglie e una donna con ustioni gravi, ma il Viminale non aveva autorizzato l’approdo delle altre persone. Ieri la nave che era sotto la sorveglianza di due motovedette della Gdf e della capitaneria aveva deciso di violare il divieto di oltrepassare il limite delle acque territoriali fermandosi a poche centinaia di metri dal porto dell’isola siciliana. «Finché io sono ministro dell’Interno – aveva detto Salvini -, quella nave in un porto italiano non entra».
Nel tardo pomeriggio, però, arriva la nota del procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio. «La Guardia di Finanza di Palermo e la Guardia Costiera di Lampedusa hanno eseguito nel pomeriggio di oggi il sequestro probatorio della nave della ong Sea Wacth 3 per violazione dell’art. 12 testo unico immigrazione ponendo il mezzo navale a disposizione di questa Procura che ne ha disposto, previo sbarco dei migranti, il trasferimento sotto scorta nel porto di Licata». Le indagini, fa sapere il magistrato, «proseguiranno sia per l’individuazione degli eventuali trafficanti di esseri umani coinvolti, sia per la valutazione della condotta della Ong».
Saputo dell’iniziativa, ecco la immediata reazione del Viminale. «La difesa dei confini deve essere una decisione della politica, espressione della volontà popolare, o di magistrati e ong straniere?». Poi Salvini ribadisce la sua posizione: «Già in passato abbiamo assistito a sequestri di navi delle ong poi finiti in nulla. Finché il ministro sono io, nego l’autorizzazione allo sbarco. Se qualche procuratore intende fare il ministro si candidi alle elezioni. Per quanto mi riguarda, anche in caso di sequestro della nave non deve scendere nessuno a terra. Chi la pensa diversamente, se ne assuma la responsabilità». Quindi ancora più netto: «Sono pronto a denunciare per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina chiunque sia disponibile a far sbarcare gli immigrati irregolari su una nave fuorilegge» e «questo vale anche per organi dello Stato: se c’è qualche procuratore pronto a mandarmi a processo con una condanna che può dare fino a 15 anni di carcere, se questo procuratore autorizza lo sbarco, io vado fino in fondo».
Domani potrebbe essere convocato l’ultimo Consiglio dei ministri prima delle europee. Per il ministro dell’Interno deve essere approvato il decreto sicurezza bis e in una nota avverte gli alleati del Movimento 5 Stelle: «Non vedo l’ora di approvare un decreto che combatte camorristi, scafisti e teppisti, spero nessuno voglia perdere altro tempo». Luigi Di Maio annuncia che porterà «un altro decreto, che assegna un miliardo alle famiglie che fanno figli». Quanto alla Sea Watch nota che «il sequestro lo esegue la magistratura quindi non credo sia un espediente» per far sbarcare i migranti a bordo «perché la magistratura è indipendente dal governo. Quando arrivano qui contattiamo i Paesi Ue e chiediamo la redistribuzione. Io credo che la politica delle redistribuzioni è l’unica strada che abbiamo per fronteggiare il fenomeno».
GUARDA IL VIDEO – LA SEA WATCH ENTRA IN ACQUE ITALIANE
Per il Viminale la vicenda Sea Watch «conferma una volta di più l’urgenza di approvare il decreto sicurezza bis già nel Consiglio dei ministri di domani, per rafforzare gli strumenti del governo per combattere i trafficanti di uomini e chi fa affari con loro». Ieri l’Onu, in una lettera, aveva chiesto al governo italiano di non approvare il provvedimento in quanto «potenzialmente in grado di compromettere i diritti umani dei migranti». La replica del ministro è sprezzante: «L’Onu è un organismo che costa miliardi di euro ai contribuenti, che ha come membri la Corea del Nord e la Turchia, regimi totalitari, e viene a fare la morale sui diritti umani a Salvini per il decreto sicurezza. È da “scherzi a parte».
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