A sette mesi dal lancio delle 15 proposte per la giustizia sociale, il Forum disuguaglianze e diversità, che unisce fondazioni, organizzazioni e ricercatori in tutta Italia, ha stilato il primo bilancio dei traguardi raggiunti. Compresa la «messa a terra» di alcune proposte, da Bologna a Napoli, e il dialogo avviato con i ministri dell’Istruzione e del Sud del nuovo governo Conte 2. «Il nostro lavoro coglie un vuoto forte nella politica, facendo politica», spiega Fabrizio Barca, ex ministro alla Coesione territoriale del governo Monti, ex tesserato Pd e coordinatore del Forum. «Le organizzazioni di cittadinanza attiva oggi si alleano, cercando da sole delle soluzioni, perché non trovano più nella politica praticata dai partiti i referenti in cui tradurre le proposte in sistema. È chiaro che questo non è sufficiente. La democrazia ha bisogno dei partiti e la nostra speranza è di convincere i partiti a riguadagnare la pazienza di affrontare la complessità, anziché cercare soluzioni semplicistiche».
Fabrizio Barca, il suo nome compare tra gli ospiti della tre giorni organizzata dal Pd a Bologna, dal 15 al 17 novembre, “Tutta un’altra storia”. Cosa proporrà al suo ex partito?
Dalle parole di Zingaretti e Cuperlo che ho sentito, il Pd si mette in una posizione di ascolto della cultura politica e delle organizzazioni di cittadinanza, e quindi anche del Forum disuguaglianze e diversità. Quello che serve sono radicalità e capacità di costruire ponti. Noi ci permettiamo di essere radicali, nel senso che le nostre proposte danno potere alle persone. In questo modo tutto assume vita.
È più politica quella che fa oggi o quella che faceva prima?
Quella che faccio oggi. Ho fatto il ministro del governo Monti, un governo d’emergenza in cui eravamo dei tecnici che si davano da soli una missione. Ho provato a fare politica successivamente, con il progetto dei “Luoghi ideali” del Pd, perché ero convinto che il partito potesse essere un centro di rivitalizzazione della sinistra sfruttando la straordinaria potenza delle unità territoriali e il mix di culture da cui è nato. Abbiamo provato a suggerire delle modifiche organizzative che il Pd avrebbe potuto darsi. Continuo a pensare che tutto quello che abbiamo prodotto fosse utile. Però, con tutta franchezza, a un certo punto uno si stufa quando propone metodologie e nessuno ti sta a sentire. Quindi sono tornato ai contenuti.
Una delle caratteristiche del Forum è quella di mettere insieme anime diverse, dalla Caritas alle fondazioni. Il mix delle anime diverse può essere la soluzione per la rinascita della sinistra italiana?
È una condizione importante, ma a patto che quando le diverse anime si incontrano non parlino di se stesse ma di contenuti. Il Pd è nato attraverso l’incontro tra diverse anime, ma è sembrato che i contenuti siano stati accantonati. Come se il modo per stare assieme fosse solo quello di parlare di loro stessi. Le anime si incontrano e si piacciono non se si trovano belle, ma se trovano bello quello che fanno assieme. Se trovano bello il modo di mescolare e intersecare i contenuti.
Quindi meglio scindersi come ha fatto Matteo Renzi con Italia Viva?
No, meglio rimanere insieme e mettere insieme le anime a ogni costo. Perché nell’operazione di Renzi non vedo nessuna anima. Lui non si è portato via nessuna anima dal Pd, neanche quella liberale di cui parla. Ha portato via soltanto la parte peggiore della storia del Partito democratico, cioè il guardarsi in faccia e dirsi quanto siamo belli. Ed è forse un pregio per il Pd avere perso questo autoinnamoramento e autoincensamento. Non vedo alcuna anima nell’operazione che Renzi ha fatto.
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