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Serve una seria riforma delle istituzioni. Urge Presidenzialismo

Come da tempo invoca la leder di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni

riforma istituzioni

di Vincenzo Caccioppoli

Lo spettacolo indecoroso a cui abbiamo dovuto assistere in questa settima a di votazioni per la presidenza della repubblica ha dimostrato se ancora ce ne fosse stato bisogno, a quale scadimento sia ormai giunta la nostra classe politica e quanto grave sia la crisi del sistema parlamentare del nostro paese. L’elezione del capo dello Stato ha reso palese come sia ormai irrinunciabile una riforma del nostro ordinamento verso un sistema presidenzialista o semipresidenzialista alla francese, come da tempo invoca la leder di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, forse non a caso l’unica tra i vari leader di partito che in questi sette giorni desolanti, ha mostrato coerenza e lucidità di pensiero.

Il voto che dopo estenuanti trattative senza alcun costrutto (ma non potevamo pensarci un pochino prima..?) ha portato alla riconferma di Sergio Mattarellla, che da mesi ha ripetuto come un mantra la sua indisponibilità a proseguire nell’incarico, deve essere l’ultimo capitolo di una stagione che ha irrimediabilmente mostrato la inadeguatezza di una classe politica e id un sistema politico che già in occasione della formazione del nuovo governo esattamente un anno fa, non era stato in grado di svolgere la sua funzione costringendo il capo dello stato a chiamare un tecnico a porre fine ad altri estenuanti e senza alcun costrutto trattative tra partiti.

Questa elezione e come è stata gestita dai vari leader di partito certifica che urge assolutamente una seria riforma della politica, che ormai dimostra di non essere in gradi di dare quelle risposte che il corpo elettorale si aspetterebbe giustamente di ricevere. La politica dei vertici in giro per Roma, dei tweet impazziti, delle liste di nomi, come se si parlasse delle convocazioni della nazionale di Mancini e non della più alta carica dello Stato, è ormai morta e sepolta dalle macerie che si lascia dietro bisogna ripartire modificando alcune regole del gioco. Perchè altrimenti giustamente viene meno quel rapporto fiduciario tra eletti e corpo elettorale. Il risultato è quello di assistere a tassi di astensionismo altissimi, come alle ultime elezioni suppletive per il seggio lasciato vacante dal neo sindaco di Roma Gualtieri, in cui sono andati ad esprimere il proprio voto, poco più del 12% degli aventi diritto. Se non è una bocciatura questa.

Ma la politica dei partiti ancora troppo autoreferenziale fa finta di nulla e tira a campare, e addirittura esulta e si abbraccia per una votazione che dovrebbe invece renderla quantomeno imbarazzata di fronte alla sua incapacità a trovare un nome diverso dall’attuale inquilino del Colle. Avere un presidente della repubblica votato con giochi di palazzo e spartizioni di prebende come in passato oppure non riuscire ad esprimere una preferenza come in questo caso (ma anche già nel 2013 in occasione delle riconferma a tempo di Napolitano) è segno evidente che ci vuole una seria riforma delle istituzioni, che non può non partire dal presidenzialismo. La massima carica dello Stato, nei fatti nell’ultimo decennio è diventato già altro dal semplice garante o custode della costituzione , proprio a causa della incapacità di una classe politica inadeguata. Tanto vale allora renderlo nei fatti espressione di un voto diretto dei cittadini (che hanno mostrato spesso di scegliere molto meglio di chi dovrebbe rappresentarli) e che abbia in se sanciti dalla costituzione i poteri che sta in qualche modo già assumendo de facto. Per ora su questa posizione si erge Fratelli d’Italia, uno dei pochi partiti che mantiene una sua precisa caratterizzazione e che anche in questa tornata elettorale sembra non aver mai perso mai la bussola, nella sua posizione solitari all’opposizione.

Si eviterebbe, in questo modo, lo scempio prodotto in questi giorni, e si darebbe maggiore autorevolezza alla carica dello stato e si libererebbe il parlamento da un ruolo che non ha mostrato di non sapere fare e forse nemmeno di volerlo fare. Solo cosi forse lo spettacolo di questi giorni che inevitabilmente lascerà strascichi su tutti partiti e probabilmente anche sull’azione del governo, assumerà un altro aspetto e non sarà servito solo a farci ridere dietro da mezzo mondo.

 

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