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Sicilia, il patto antisovranista ferma la Lega

Qualcuno si è già spinto a definirlo un minitest in vista delle elezioni europee. Forse, alla luce dei dati sull’affluenza, è il caso di parlare di microtest: alle urne si sono recati 98.783 elettori sui 226.546 aventi diritto, e dunque l’affluenza è stata del 43,60%, con una riduzione del 15,37% rispetto al primo turno che già aveva registrato un calo. Un po’ pochino per ragionamenti di natura generale anche se non mancano spunti. Il risultato dei ballottaggi siciliani ci consegna alcuni elementi di riflessione sui partiti di governo (Movimento Cinque Stelle e Lega) e su quelli di opposizione (in particolare Pd e Forza Italia).

A Gela vince il candidato del patto antisovranista
Proprio da questi ultimi è necessario partire per almeno due motivi: il primo è che si sono presentati al voto alleati in una sorta di Patto del Nazareno antisovranista, il secondo è che hanno vinto a Gela, il comune più grande tra i cinque andati al voto domenica e, diciamolo pure, il più importante per la sua valenza industriale. Non sfugge il fatto che qui l’avvocato Lucio Greco, il candidato di Forza Italia e Pd (seppur mascherati da liste civiche), ha vinto contro Giuseppe Spata, appoggiato da Fdi, Udc e il Carroccio.

La sconfitta della Lega
Insomma, è il giudizio di molti, la Lega ha toppato e ha perso anche in un luogo simbolo per le battaglie del leader del Carroccio Matteo Salvini come Mazara del Vallo, cittadina multietnica dove è insediata una numerosissima comunità tunisina: qui ha vinto il centrosinistra con Salvatore Quinci contro Giorgio Randazzo, sostenuto appunto dalla Lega che al primo turno poteva ritenersi soddisfatta con l’elezione del primo sindaco leghista di Sicilia, a Motta Sant’Anastasia in provincia di Catania.

Un risultato, quello del Carroccio, sottolineato con non poca soddisfazione dal segretario regionale del Pd Davide Faraone: «La Lega fa en plein, perde due ballottaggi su due, con due sue candidature dirette. Per fortuna qui non passano». E non passano nonostante le adesioni incassate negli ultimi tempi con vecchi e nuovi esponenti politici pronti a saltare, è il caso di dirlo, sul carro di quello che ritengono il vincitore. Che in Sicilia, a quanto pare, tale non è. Un ulteriore elemento va aggiunto: in qualche caso in queste elezioni amministrative siciliane il Centrodestra non ha vinto proprio per la mancanza dei voti leghisti, forse pochi ma evidentemente determinanti.

La rivincita dei grillini: si prendono Caltanissetta e Castelvetrano
Discorso diverso, invece, per il Movimento Cinque Stelle che ha giocato la partita dei ballottaggi schierando in campo i big: il vicepremier Luigi Di Maio è venuto a chiudere la campagna elettorale e oggi sarà di nuovo in Sicilia. Una rivincita, si direbbe, visto che i grillini hanno perso due comuni in cui governavano: Bagheria e Gela. Il Movimento, che si è presentato da solo, vince in due comuni su cinque: vince a Caltanissetta, unico capoluogo al voto, città del leader siciliano dei Cinque Stelle Giancarlo Cancelleri, dove viene eletto Roberto Gambino (M5s) con oltre il 58% dei voti su Michele Giarratana del centrodestra. E vince anche a Castelvetrano, il paese del boss Matteo Messina Denaro con il Comune già commissariato per infiltrazioni mafiose: eletto Enzo Alfano che supera nettamente Calogero Martire. Vittorie che fanno dire a Di Maio: «Quando ci danno per morti noi ci siamo sempre».

 

 

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