In una indagine Winpoll per i Dem il candidato Pd oltre il 50% mentre la leghista Borgonzoni è intorno al 42%
dall’inviata Emilia Patta
Swg, in corsa Lega e Pd, rallentano M5S e Renzi
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BOLOGNA. «Il voto alle regionali in Emilia Romagna? Non credo che sarà condizionato più di tanto dal quadro nazionale. Il voto del 26 gennaio peserà innanzitutto per i cittadini dell’Emilia Romagna, che lo hanno capito e si stanno mobilitando. Quella è l’anima delle regionali: chi governa bene il territorio. Gli emiliani-romagnoli non vogliono sentirsi usati».
Nessuno sottovaluta la sfida del 26 gennaio
Di fronte a Matteo Salvini che dipinge la battaglia elettorale nella regione “rossa” per eccellenza tra il governatore uscente Stefano Bonaccini e la sfidante leghista Lucia Borgonzoni come la battaglia decisiva della legislatura («se il Bonaccini perde il governo deve andare a casa», dice il leader leghista), è chiaro che il segretario del Pd Nicola Zingaretti prenda tutte le distanze possibili e cerchi di circoscrivere le elezioni in Emilia Romagna a caso locale. «A Salvini dell’Emilia Romagna non importa nulla, utilizza le persone per interessi di partito». Ma fuori dai microfoni nessuno nel duecentesco Palazzo del Re Enzo a Bologna – dove si sta tenendo la tre giorni della «rifondazione» del Pd che si concluderà oggi con le modifiche allo statuto del partito – sottovaluta la portata della sfida del 26 gennaio.
Si pregusta la tenuta del fortino rosso
Eppure da qualche giorno i dati che arrivano sulla scrivania del Nazareno danno segnali di conforto. E si comincia a pregustare la tenuta del fortino rosso e la sconfitta di Salvini: «Se diventa la battaglia del secolo non è che vale solo per Zingaretti, vale pure per Salvini». L’ultimo sondaggio che ha riacceso le speranze è quello commissionato a Winpoll (si veda l’analisi di Roberto D’Alimonte), che fotografa Bonaccini oltre otto punti avanti rispetto alla sfidante Borgonzoni.
Gli scenari del sondaggio
Gli scenari considerati dall’istituto di sondaggio sono due: se il M5s corresse con un suo candidato prenderebbe il 6,2%, Bonaccini con il centrosinistra il 50,7% e Borgonzoni con il centrodestra 42,1%. Se invece il M5s facesse parte della coalizione di centrosinistra che sostiene Bonaccini il governatore uscente salirebbe al 56,2% e Borgonzoni rimarrebbe sostanzialmente stabile al 42,9%. Chiaro che, almeno in Emilia Romagna, l’elettorato del M5s è collocabile più a sinistra che a destra (nel sondaggio su una scala da 1 sinistra e 10 destra gli elettori pentastellati si autocollocano a 4,2 a fronte di 4 degli elettori di Italia Viva e di 3,3 del Pd).
Il M5S e la desistenza non ostile
Un dato di cui il leader politico del movimento Luigi Di Maio, contrario come noto ad entrare nella coalizione di centrosinistra in sostegno di Bonaccini dopo la sconfitta in Umbria, dovrà tenere conto. «Nei prossimi giorni decideremo. Dobbiamo presentarci dove siamo pronti», ha detto Di Maio facendo intendere che l’opzione più probabile al momento è una sorta di desistenza non ostile al centrosinistra con la rinuncia alla presentazione del simbolo.
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